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Conoscenze vietate

Gli occhi azzurri della donna mi scrutavano con una quiete quasi ipnotica ma erano velati come se quella persona avesse pianto da poco.

– Scrive romanzi, vero? – mi chiese all’improvviso, accennando un sorriso.

– È la mia unica attività, ora che ho lasciato il vecchio lavoro part-time in un grande ufficio.

– Goffredo mi ha parlato di lei. Vi siete conosciuti a Viterbo.

– Sì. Era il periodo in cui cercavo di capire qualcosa sul mondo degli addotti.

– Cosa ne pensa?

Guardai Goffredo che mi sembrava impassibile durante quel colloquio. Avevo la netta sensazione di essere oggetto di un interrogatorio teso a indagare sulla mia psiche. Dall’espressione del mio amico, però, non traspariva alcun sentimento particolare.

Istintivamente, lo giudicavo da sempre degno della massima fiducia. In lui sentivo una correttezza quasi maniacale ma forse si trattava di un atteggiamento studiato.

– Gli addotti – risposi – costituiscono un mondo affascinante ma per loro altamente tragico. Sono terrorizzati, quasi sempre, dall’idea di cadere di nuovo nelle grinfie dei loro rapitori alieni. Per me, sono stati i protagonisti della scoperta di un mondo affascinante, del quale non avevo sentore. Provenivo da un lungo periodo di ricerche riguardo le percezioni extrasensoriali. Mi sono occupato per anni di parapsicologia.

– Interessante. Cosa ha scoperto? Parlo dei suoi studi parapsicologici. Per qualche anno, in Italia, non si è parlato d’altro.

– Ero piccolo. Televisione, editoria, giornali e programmi radiofonici erano impegnati nel diffondere la consapevolezza che esistono possibilità non esplorate del nostro essere e che attengono alla capacità di poter conoscere realtà parallele alla nostra e forse superiori. Uomini colti e di grande sensibilità conducevano con metodi di catalogazione scientifica studi sui sensitivi, i principali oggetti di ricerca per la loro indubbia capacità paranormale. Sensi aggiuntivi ai sensi fisici che permettevano a questi esseri umani di percepire quel che la maggioranza non poteva, o voleva, fare.

– Come mai ha smesso di occuparsene?

– Non ho smesso ma all’improvviso, nel 1978, il contrordine ufficiale emesso proprio tramite la televisione di stato che doveva porre fine a quell’intensa e brillante stagione di ricerche. Una trasmissione chiaramente tesa a dimostrare che la parapsicologia e i suoi studi fossero una pia illusione, compì in fretta un lavoro di demolizione per certi versi esemplare con un impatto devastante sulla coscienza collettiva. Gli appassionati sinceri, molto più della platea dei semplici curiosi, capirono immediatamente che si trattava di un input del governo occulto della nostra società teso a farci dimenticar che esiste qualcosa, qualunque cosa, oltre la nostra prigione materiale.

– Lei cosa pensò di fare?

– Continuai a studiare per conto mio, mentre il discredito veniva sparso artatamente verso i principali esponenti di quel movimento culturale. Furono create ad hoc organizzazioni che si intestarono il compito di spiegarci cosa fosse reale e cosa non lo fosse ponendo l’accento sulla categoria dei truffatori che ha sempre infestato il mondo dei medium. Tali organizzazioni hanno poi proseguito la loro attività anche nel togliere credibilità puntualmente alle continue cronache di rapporti tra umani e gli alieni. L’ufologia impazzava soprattutto negli Stati Uniti e anche da noi arrivò con elementi addirittura roboanti in confronto alle più pacate e introverse indagini parapsicologiche. Ne intuii immediatamente il collegamento anche se non fu facile, per me, all’inizio.

Madame Clermont guardò verso il soffitto come se si trattasse di concetti che tante volte aveva dovuto sentire.

– Un sano ricercatore in un mondo tumultuoso che si occupa di dirigere le nostre ricerche a piacimento?

– Pe me si trattava di unire i fili di tanti mondi separati e ugualmente coinvolgenti. Mi occupavo già allora dei testi redatti dai primi autori di quella che sarà definita la Teoria degli Antichi Astronauti che constatai collegarsi immediatamente alle mie conoscenze in capo antropologico e di catalogazione delle religioni mondiali. Potevo occuparmi di tali questioni solo saltuariamente dato che, come ogni essere umano in età adulta, dovevo soprattutto pensare a trovarmi un’occupazione ne una moglie. La diffusione di Internet mi aiuto non poco.

– Apparentemente. Hanno diffuso alcune conoscenze alle masse per impedire ai più avanzati nella ricerca di continuare le vere esplorazioni nei sotterranei più nascosti, negli archivi polverosi e soprattutto negli anfratti occultati. Ancora oggi è vietato viaggiare in alcuni luoghi del pianeta, come l’Antartide, osservare la Terra dall’altezza presunta dei satelliti e soprattutto capire cosa esiste veramente in fondo agli oceani. Hanno sovrapposto le loro infrastrutture concettuali, come le mappe digitali, alle vere mappe stilate dagli antichi cartografi che non avevano ovviamente alcun motivo per mentire ai loro contemporanei. Il nostro mondo è realmente frutto dell’immaginazione di costoro, di questi abili truffatori, in grado di manipolare la nostra consapevolezza come e quando vogliono con mille arti mistificatorie. Non potevano dirci di non studiare e allora hanno riempito i libri universitari con le menzogne più svariate e fantasiose spacciate per grandi verità assolute. Non potevano impedirci di esplorare e quindi hanno pensato bene di costruire confini inesistenti per meglio annullare quelli esistenti, raccontandoci di essere in prigione dentro la prigione di un pianeta ondeggiante in uno spazio vuoto. Il modo migliore per impedire lo sviluppo di una conoscenza è inventarne una inesistente e continuano a proporre identico schema da sempre. Voi sapete bene cosa stiano facendo oggi stesso attuando una strategia globale in quello che ci descrivono come il mondo conosciuto. Dopo aver potenziato un virus influenzale, lo hanno diffuso in più regioni mondiali proclamando con i loro megafoni istituzionali una pandemia spaventosa. Hanno quindi riempito di cadaveri gli ospedali, poi hanno cominciato con eliminare le libertà civili e economiche delle persone fino a infiltrare nelle loro vene sostanze di cui non conosciamo, ufficialmente, la composizione ma che provocano decessi e invalidità come conseguenza collaterale. Anche questo fa parte del loro esperimento. Non ci sfugge, tuttavia, il loro impegno principale: abbassare la frequenza vibratoria degli esseri umani per continuare a tenere piena di morti viventi la loro prigione preferita.

Le parole dell’anziana signora rimbombarono in quella stanza come l’eco di gole montane. Appena alzava il timbro della sua voce, l’energia sonora andava riempiendo l’ambiente in cui ci trovavamo con un effetto molto curioso e insolito.

estratto dal romanzo inedito La versione del rettiliano di Marco Caruso 

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Nuovo Green Pass: ancora restrizioni per un regime alla frutta

Non posso che definire ridicole le misure che sono state decise ieri da una partitocrazia appiattita sulla volontà delle Elite comunicata a Davos e che il governo attuale sta eseguendo puntualmente. Unici beneficiari, gli industriali del farmaco che ringraziano: in programma la terza dose di un vaccino infinito e molto probabilmente del tutto inutile dato che è già dimostrato che il contagio si diffonde tra i vaccinati e i non vaccinati.

Molte, presunte, star di cinema, televisione e mondo musicale si sono espresse a favore del vero e proprio regime sanitario imposto in barba, tra l’altro, a regole internazionali ben precise che su questo blog avete potuto conoscere più volte.

La libertà e la democrazia sono beni durevoli se possono essere difesi adeguatamente dal popolo. Mai come in questo momento, si vede il concretizzarsi di un regime sanitario che purtroppo vede anche l’appiattimento di gran parte della magistratura italiana. Diverso corso vedranno, penso, i ricorsi verso le corti internazionali già proposti.

Anche il mondo della cultura latita, riguardo l’alzata di spade che si dovrebbe verificare in momenti come questi. E allora, potete fargli uno sberleffo e dedicare le vostre letture agostane a scrittori alternativi. Su Amazon ce ne sono molti e potete anche visitare la mia pagina personale cliccando su questo link.

Troverete romanzi dalla fantascienza al racconto fantastico-spiritistico. Oppure raccolte che spaziano dal noir all’horror.

Non avete che l’imbarazzo della scelta. Potete scaricare l’intera biblioteca a un costo molto inferiore a un singolo libro acquistato in libreria dato che tutti i miei libri editi da Amazon costano di 99 centesimi: il costo di un caffè al bar!

La mia creatività, la letteratura che posso offrirvi è stata letteralmente rifiutata dall’editoria tradizionale come accade a una miriade di ottimi autori. La scarsa adesione ai diktat delle procedure culturali interne produce questo ed altro. E allora, rivolgetevi all’editoria alternativa se volete leggere qualcosa che non sia diretto e raccomandato da chi vorrebbe disegnare la vostra vita a piacimento.

I regimi sono così: prendere o lasciare. E voi, cosa farete?

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Una biblioteca a pochi euro

Non parlo di un affare di compravendita di qualche mobile antico o che scimmiotta l’antico. Parlo della mia selezione di libri gialli, horror, fantascientifici e fantastici che potete trovare nella mia pagina Amazon. Non so per quanto ancora, resteranno al modico prezzo di un caffè bevuto al bar: 0,99 centesimi!

Potrete scaricarli comodamente tutti per pochi euro sicuri di aver acquistato a un prezzo inesistente il meglio della letteratura del settore che non trovate nelle librerie. Il motivo è molto semplice: gli editori pubblicano quel che vogliono e al loro prezzo.

Voi, nella mia pagina, potete scaricare quel che volete e a un prezzo ridicolo: questa la vostra convenienza, contrapposta alla poltica dei grandi editori italiani che vi vogliono far confluire nelle librerie per acquistare a venti o trenta volte il prezzo proposto da me il titolo desiderato da loro. Decidete voi. Passo ora a un piccolo riassunto delle opere che ritengo migliori e più interessanti:

Tra i romanzi, spiccano LA TERRA INVASA DAI RETTILI e BAGLIORI SUL BULICAME. Sono le prime opere di serie che penso di continuare almeno con un seguito. Raccontano vicende reali seppur in un contesto immaginario e letterario. In qualche modo, i testi maggiormente sentiti anche per il motivo che coinvolgono le mie stesse ricerche in campo parapsicologico e ufologico. Sono opere altamente drammatiche che in qualche modo raccontano la storia del genere umano, nel caso de LA TERRA INVASA DAI RETTILI e l’epopea etrusca in BAGLIORI SUL BULICAME, romanzo importante anche per aver trattato e spiegato cosa sia il Tempo.

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Esistono poi alcuni romanzi che ho scritto per sviluppare i ltema del giallo all’italiana. Il protagonista di questa serie è Mister Tau, un cartomante romano che vive avventure ispirate dall’occulto. Il romanzo SENZA CUORE è il primo di questa serie, pubblicato da 0111 Edizioni e disponibile al prezzo fissato dall’editore. La storia seguente, LA DONNA CHE NON C’ERA è invece disponibile al modico prezzo di 0,99 centesimi.

Altri romanzi di genere giallo-horror sono UNA DONNA VESTITA DI BIANCO e IL GIORNO DELL’APOCALISSE, entrambi disponibili a soli 0,99 centesimi. 

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Potete anche scaricare le raccolte di racconti. sempre di vario genere, interessano sopratutto per il contenuto di storie gialle, horror e di genere fantastico.  Tra queste, vi raccomando I RACCONTI DELLA NUOVA LUNA e VITTIME SACRIFICABILI. L’ultima raccolta pubblicata per ora, riunisce tutti i racconti della serie La Notte Comune in un solo libro, con l’aggiunta di una storia inedita: LA SAGA DELLA NOTTE COMUNE che potete trovare al solito, modico, prezzo di soli 0,99 centesimi! 

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Se volete leggere il meglio dei generi che ho elencato e farne una vostra, piccola, biblioteca, magari da conservare nel computer o nello smartphone, dovete sbrigarvi perché il prezzo simbolico a cui sono offerti potrebbe variare a settembre, a fronte del lancio dei nuovi libri che pubblicherò sicuramente, molto probabilmente sempre su Amazon vista l’abituale ritrosia dell’editoria italiana nei miei confronti.

Ricordate: il meglio dell’editoria di genere giallo, horror e fantastico in QUESTA PAGINA a soli 0,99 centesimi! Per tutta l’estate, solo per voi!

Il mio NO è ne I RETTILI TRA NOI

Questa vicenda, come vi spiegavo, è iniziata un paio di anni fa e confina con la fantascienza più pura, me ne rendo conto. Alla sfiducia più netta nei confronti del mondo di allora, e alla necessità di continuare a capire e informarmi, quando ho conosciuto, neanche troppo casulmente, alcuni addotti, ho iniziato a riunire le numerose tessere di un mosaico che sembravano non avere un ordine preciso conseguenziale e tantomeno logico. 

Sono sempre stato, e resto, sinceramente contrario a qualsiasi idea di mondialismo o Nuovo Ordine Mondiale, sia ben chiaro. Il motivo è semplice: solo un potere centralizzato e pienamente in grado di controllare la gente potrebbe definire una nuova dittatura dalla quale non sarebbe possibile neppure pensare di fuggire. 

Le Elite, comunque le vogliate definire, puntano a questo. Le fazioni in lotta, invece, sono divise sul modo per raggiungere questo obiettivo e la qual cosa è notevolemente importante. Quando i nostri padroni litigano,  vediamo moltiplicarsi le possibilità di sfruttare tale crisi a nostro vantaggio. 

La guerra tra Elite che pone i servi di Davos contro i difensori del vecchio regime, rappresenta questo concetto: le Elite stanno lottando duramente tra loro e noi abbiamo il tempo sufficiente a comprendere e semmai, auto-organizzarci. Non si tratta di un fatto nuovo.

Conoscere la Storia vera e quella falsata da Petavius in poi, e non solo (pensate al motivo vero che ha generato il rogo della Biblioteca di Alessandria) mi ha consentito di comprendere per quale motivo è stata ordita questa operazione.

Quando le Elite erano, apparentemente, unite, il loro intento era stato rinforzare i limiti della prigione umana in ogni modo. La Chiesa, una delle colonne di questo ordine terreno, forse la più importante, sapeva bene che era tanto necessario stringere il cappio intorno al collo dell’Umanità, quanto celare accuratamente le tracce di un passato che poteva ricordare agli esseri umani l’Età dell’Oro che pure è esistita.

Bisogna focalizzare l’attenzione sulla verità che i dominatori di oggi, in grado di falsare la storia, di falsificare mappe e riferimenti geografici e ovviamente porre il nuovo totem per il bestiame umano consistente nello scientismo che state vedendo, erano in realtà e in origine parassiti volgari quanto violenti.

La loro dittatura è stabilita sulla menzogna più pura ma anche sul parassitismo peggiore che potete immaginare. Un parassitismo mutuato e ispirato dagli stessi sgherri militari che raccontano le antiche cronache, dotati di grande tecnologia che gli permise di fingersi dei, e di altrettanta ferocia canagliesca. Se avete qualche dubbio, la lettura di Genesi, Vecchio Testamento, è sufficiente. Se ne avete altri, leggete i Libri di Enoch.  Oppure i Veda o quel che volete. Il senso non cambia mai.

Come al solito, i realisti si dimostrarono peggiori dei re. Mentre combattevano tra loro anche allora, e fin dall’alba dei tempi, a dire il vero, dovevano pur gestire l’Umanità che i loro padroni contribuirono a creare. 

Siamo frutto di ibridazione extraterrestre, questo è ormai evidente e anche se non lo trovate negli alambicchi dei laboratori moderni, è ora che li distruggete quegli alambicchi, perché rappresentano esattamente un altro dei legacci che i parassiti hanno utilizzato su di noi. Lo scientismo attuale è l’ultima loro invenzione a tal scopo.

Le antiche dinastie regali nascono dalla presunta o reale discendenza diretta con i padroni venuti dalle Stelle. Per questo motivo vi ho detto che la nuova religione terrestre sarebbe diventata la Teoria degli Antichi Astronauti. Esattamente tradotti e compresi, è possibile includere nella Teoria citata, tutti i testi religiosi antichi che non fanno altro che indicare una pesantissima e totale interferenza aliena sulla Terra e sull’Umanità.  

Un problema si poneva a queste dinastie: il contatto con i vecchi dei non sempre era possibile e avevano, proprio da costoro, ricevuto il compito di gestire la Terra e l’Umanità che potevano controllare con sistemi che definire dittatoriali è un pallido eufemismo. 

L’Umanità cresceva con velocità indirettamente proporzionale al rapporto con il potete extraterrestre che diventava meno presente e più distante. Quanti avevano ricevuto la sapienza originaria, che poi diventò conoscenza occulta, erano i migliori consiglieri dei reali di ogni tempo. Il loro primo compito fu conservare le vecchie tradizioni, utili a difendere il potere risalente agli dei alieni (in realtà, feroci militari dotati di grande tecnologia, come sappiamo) al fine di servire gl iamministratori terrestri e soprattutto ibridati direttamente, peraltro figli nati da accoppiamenti tra alieni e terrestri, peraltro già ibridati. 

I potenti che vedete oggi, amminsitrano la loro dominazioen attraverso la gradne m,assa di denaro accumulato, la gradne consocenza che detengono e ovviamente la facilità a controllare ,tramite i governi asserviti, eserciti e gendarmi. Molto semplice e altrettanto letale. Le loro crisi, tuttavia, sono cicliche, quindi prevedibili.

Hanno un milite, questi dittatori di origine cosmica e di discendenza ibridata: le leggi universali. I padroni alieni, infatti, tramandarono l’insieme di queste leggi, che anche loro dovevano osservare. Per esempio, la Legge del Karma (ti ritorna esattamente quel che fai) e come neutralizzarla tramite la confessione, che i Cristiani hanno ben mutuato nei loro riti. L’importante è che quel che si è fatto, o che si pensa di fare, abbia la stessa risonanza, nella confessione, che la dimensione del fatto in sé comprende. 

Sappiamo tutti di Davos e quel che costoro hanno deciso, proprio perché la portata di tale, orrido, progetto è mondiale. Nei loro riti, nulla accade a caso, e nella gestione del loro potere terreno, tutto viene esplicato tramite riti.

Il rito è la regola trasmessa in origine dai dominatori alieni. 

Tutto questo è stato ampiamente descritto in questo romanzo:

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E il seguito di tale romanzo, uscirà nel 2021 e avrà per titolo: I RETTILI TRA NOI. Vi ho già anticipato di cosa tratterà ma oggi sappiate che spiegherà, ulteriormente, in quale conflitto sono impegnate le Elite terrestri e che corrisponde alla vera e propria guerra in corso in scala cosmica. Una guerra talmente terribile da poter alterare il corso del Tempo stesso.

Spiegherà anche come e perché le loro crisi, e quindi i conflitti annessi, comprese le due, tragiche Guerre Mondiali, siano avvenute sempre in corrispondenza dei reset, più o meno importanti, della Matrice e che anticamente erano annunciati con le comete, che si ritenevano infatti portatrici di digraziati cambiamenti.

Dato che il Sistema si auto-difende da ogni, possibile, attacco o alterazione interna, è bene che vi abituate a seguire questo blog e il blog gemello: newmisteritalia.blogspot.com.  Oltre la pagina Amazon dove troverete sempre i romanzi che possono parlarvi come e meglio di quanto farei io stesso tramite un blog. E senza illuderci che questi canali, concessi dalla Matrice, restino tali per sempre.

Ricordate che alle Elite serve sempre il vostro consenso. Imparate a dire NO, se siete contrari o se siete in dubbio. Possono minacciarvi, spaventarvi, illudervi e persino mentire (mai pubblicamente) ma possono farlo in mille modi.

Imparate, quindi, a dire: NO. Non accettate mai la loro putrida mancetta in cambio di una dittatura più stringente. Rivoltate contro di loro, il loro stesso potere con i medesimi sistemi. Non accettate MAI i loro contratti nè in questa vita e tantomeno nelle prossime. Questo posso dirvi mentre completo il nuovo romanzo che non troverete mai in una libreria. Televisioni, giornali,  grandi editrici sono in mano loro, sappiatelo. A noi restano poche briciole, pochissimi spazi di autentica libertà.

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LA SAGA DELLA NOTTE COMUNE

Seguendo questo blog, sapete ormai che tramite la mia pagina su Amazon posso mettere a vostra disposizione romanzi e racconti, divisi in collane, al fine di poter orientare i vostri acquisti. Sono fiero di potervi offrire quel che scrivo al costo di un caffè, e questo grazie alla possibilità di scaricare un file elettronico che potrete comodamente leggere come un libro tramite computer, oppure smartphone o altro dispositivo utile.

Conseguente risparmio di carta, risparmio di energia, evitando forme di inquinamento peggiori. Soprattutto, sono orgoglioso di potervi evitare le file nelle librerie e di spendere dieci o venti volte tanto per leggere quel che il regime editoriale stabilisce per voi. Non è poco, mi sembra.

Sappiate che intendo continuare su questa strada e vedrete, se avrete la pazienza di continuare a seguirmi, che conviene leggere me e altri scrittori che pubblicano solo tramite le piattaforme on line, per il semplice fatto che potrete sempre scegliere quel che vi pare, e quando vi pare, dato il costo ridicolo delle opere proposte. Opere che nulla hanno da invidiare a quanto trovate nelle librerie a prezzi talvolta esagerati.

Stavolta, voglio parlarvi della prossima, mia, pubblicazione: una raccolta di racconti che riunisce tutti gli episodi, finora presenti in altre raccolte, della Saga della Notte Comune.

Una serie di racconti che inizia nel 1998, con l’inchiesta affidata a un funzionario della Digos riguardo l’atroce morte di un senatore romano. Prosegue qualche anno dopo, con la stessa indagine affidata a una poliziotta, che deve comprendere come mai le varie indagini non siano mai arrivate a conclusione riguardo quel delitto e così per gli altri, conseguenza del primo. Il terzo racconto narra le vicende di uno scalcinato investigatore privato milanese che incappa nelle stesse trame criminose, senza venirne a capo minimamente.  Il quarto racconto, invece, è inedito, seguito naturale delle vicende fin qui narrate e che sono contenute in tre diverse raccolte di racconti: LA NOTTE COMUNE, I RACCONTI DELLA NUOVA LUNA, e VITTIME SACRIFICABILI.

Anche la Saga della Notte Comune, farà parte della nuova collana intitolata SoloNoir, che ovviamente trovate solo sulla mia pagina Amazon insieme a tanti romanzi e racconti di genere mistery, fantastico, fantascientifico, noir, horror, sempre e soltanto al prezzo di un caffè: 0,99 centesimi!

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Andate a verificare ora, e soprattutto seguite anche  l’ultimo romanzo che ho pubblicato che trovate a quest’altro indirizzo: LA TERRA INVASA DAI RETTILI che sta riscontrando un ottimo successo. Non fatevelo scappare, anche questo a soli 0,99 centesimi!

Di seguito, la copertina della SAGA DELLA NOTTE COMUNE di prossima pubblicazione. Seguite questo blog per le notizie sulla mia produzione letteraria.

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VITTIME SACRIFICABILI

La raccolta di racconti che porta questo titolo, è ispirata al concetto del contagio ma anche a raffigurare una tipologia di vittime che dal Sistema vengono classificate come sacrificabili.

Matrix mastica letteralmente le nostre vite, e in taluni casi, questa sua spietatezza viene rappresentata con il termine, inventato da alcuni burattini della Matrice stessa, con il nome di vittime sacrificabili o sacrificali. Termine che, un tempo, si adoperava nei confronti di quanti erano sacrificati in offerta agli dei, rappresentazione terrena di spietati alieni che avevano insegnato al bestiame umano innanzitutto il sacro terrore nei loro confronti.

La raccolta che porta questo titolo mostra vari esempi di come il contagio e quindi il male talvolta invisibile agli occhi della gente, porti il disastro nella famiglia umana; ma contiene anche alcuni racconti che parlano di contagi derivanti da mali spirituali o animici che obbligano le persone a comportarsi in modo difforme e pericoloso.

La raccolta contiene uno dei racconti della Saga della Notte Comune, dove uno sgangherato investigatore privato pugliese trapiantato a Milano si ritrova in pieno nel mistero che, iniziato con il brutale omicidio di un senatore romano,  dura da molti anni e che non accenna a trovare una soluzione.

Anche VITTIME SACRIFICABILI, potete scaricare al minimo prezzo di 0,99 centesimi, comodamente, sul vostro dispositivo preferito, evitando tragitti fino alle librerie e quindi potenziali occasioni di contagio. Tra l’altro, nessuno, in Italia, è oggi in grado di offrire la qualità di queste pubblicazioni a un prezzo realmente ridicolo. Un chiaro messaggio anche nei confronti di chi pretende di gestire il regime editoriale italiano e obbligarvi ad acquistare a venti-trenta euro testi la cui qualità lascio al vostro giudizio.

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LA TERRA INVASA DAI RETTILI / 5

L’interferenza aliena sulla vita e le relazioni sul nostro pianeta è uno dei principali temi dell’Ufologia contemporanea. All’interno di questo vastissimo campo di studi e di relative ricerche, il problema rappresentato dagli addotti è indubbiamente aderente al tentativo di ricavare un insieme di prove testimoniali di rilevantissima importanza da dover inserire in una casistica adeguata, ma significa anche doversi occupare di un insieme di casi umani da dover considerare e ai quali offrire comprensione e soccorso.

Per quel che conosco, soprattutto Corrado Malanga, in venti anni di studi, ha portato a conoscenza delle masse quanto compreso dagli addotti tramite l’ipnosi regressiva, ovvero parlando con l’inconscio dei soggetti rapiti da alieni e talvolta dialogando sia con le larve che li stavano parassitando, sia con la cosiddetta Anima che si abbinava al loro essere. Di questi due elementi, il cui studio porta a dover esercitare il tentativo di comprendere i sintomi denunciati dalle vittime tramite le conoscenze proprie della Parapsicologia, credo sia interessante parlare in questo post.

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Premetto che nel momento in cui ho iniziato a interessarmi seriamente di addotti, come spiego nel libro, ero reduce da ben 41 anni di studi sulla parapsicologia e i fenomeni paranormali in genere. Avendo potuto riscontrare fin da bambino alcuni casi di medianità clamorosi nella mia famiglia, a soli 15 anni avevo iniziato un percorso di conoscenza di questi temi. Erano l’anno 1978 e in Italia era vivissimo l’interesse su tali studi grazie alla notorietà di personaggi come Massimo Inardi, Emilio Servadio e Leo Talamonti.

Nel 2018, invece, mi trovai a conoscere un addotto che mi fu presentato con il nome convenzionale di B. Era una persona di una certa età, che asseriva di essere stato rapito da alieni che chiamava Uomini-Drago, il cui comportamento benevolo e rassicurante, avevano procurato in lui un grande desiderio di rivederli. Quindi un addotto particolare, non traumatizzato, e senza dubbio felice dell’esperienza vissuta. Questi alieni erano del tutto simili a quelli descritti da Fortunato Zanfretta con il nome di Dargos.

Il suo problema era il terrore di essere rapito, quindi di essere cacciato, da un’altra razza di Rettiliani concorrente con la prima, ovvero i Rettiliani – tipo che conosciamo soprattutto dalle descrizioni di David Icke e Credo Muttwa. Questo tipo di rettili mostra un atteggiamento predatorio verso ogni razza che incontra e risulta in guerra con varie civiltà extraterrestri, oltre a parassitare l’intera razza umana e cercaredi estinguere proprio i benefattori di B.

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Un mio amico, che chiamo Carlo nel romanzo (per garantire la riservatezza necessaria ai personaggi descritti nel libro, i nomi sono tutti inventati) faceva parte di un gruppo di persone riunite con l’intento di proteggere gli addotti in modo tale da garantire loro anche il massimo anonimato.

Nel corso dei due anni di ricerche, raccontati nel libro, ho conosciuto altre persone che si definivano addotti, ovvero erano certi di essere stati rapiti da esseri non terrestri.

Quel che ho visto e sentito, dunque da testimoni di certi eventi, fa parte del romanzo che definire un racconto fantascientifico è possibile solo partendo da una lettura superficiale. Come quando accadde con la serie televisiva Visitors, che sconvolse lo stomaco e i pensieri di molti spettatori.

Certo, poteva sembrare una serie fantascientifica come tante, eppure quelle scene di Rettiliani muta-forma che ingoiavano topi vivi per nutrirsi, oltre a prepararsi uno spuntino migliore con molti esseri umani impacchettati come salami nelle loro astronavi, fu un pugno nello stomaco per tanti spettatori.

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Non vi resta che farvi la vostra opinione leggendo LA TERRA INVASA DAI RETTILI che sarà a vostra disposizione nei primissimi giorni del 2021, con l’ultima stesura rivista e corretta dato che ho deciso di includere nel testo alcuni eventi accaduti recentemente. Altri, saranno narrati nel seguito di questo romanzo.

Come spiegato nei post precedenti, ho inviato ad alcuni editori il testo per ottenere una pubblicazione che sia disponibile nelle librerie italiane. Se non dovessi riuscire in questo intento, potrete comunque scaricare il libro tramite Amazon a un prezzo davvero ridicolo che non mi ripagherà comunque neanche delle spese sostenute ma che potrà dare a voi la giusta definizione di cosa significa l’interferenza aliena sulla Terra.

Una raffica di titoli a soli 0,99 centesimi!

Come vi avevo promesso, in attesa del nuovo anno, ecco per voi, a un prezzo mai visto, i miei romanzi e una raccolta di racconti straordinaria!

IL GIORNO DELL’APOCALISSE è un giallo-horror ambientato a Roma, dove uno sceneggiatore cinematografico in crisi deve risolvere il conflitto in corso tra un assassino nazista e una setta di angeli custodi dell’Umanità.


UNA DONNA VESTITA DI BIANCO è un romanzo giallo-horror che narra le peripezie di un insegnante inglese che vive e lavora in Italia, in passato sospettato di aver ucciso la propria moglie, inglese anche lei, e che dopo essere uscito da un clinica per malattie mentali. pensa di rivederla in alcune fotografie a corredo di un reportage da Viterbo, dove un invasato cerca di riportare in auge il culto di Velthe.


I RACCONTI DELLA NUOVA LUNA sono racconti di vario genere che spiegano l’influsso che la luna ha sull’animo umano. La raccolta contiene un racconto della Saga della Notte Comune e un racconto ha per protagonista Mister Tau.


Si tratta di romanzi e racconti che non potrete trovare nelle librerie e in altri store on line ma solo sulla mia pagina Amazon al prezzo ridicolo di centesimi

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Un prezzo anti-crisi, pensato per farvi leggere quanto volete e quando volete dato che i file che acquisterete li potrete scaricare su qualunque dispositivo portatile o sul computer di casa, senza dover andare in una libreria, rischiare contagi negli spostamenti e spendere cifre eccessive per leggere a prezzi assurdi quel che l’editoria di regime pretende.

 

Ricordate che sulla mia pagina Amazon troverete un nuovo romanzo e nuovi racconti sempre e soltanto al prezzo di 0,99 centesimi, ogni tre mesi, quindi, il consiglio è di metterla tra i preferiti e tenerla d’occhio. 

Per poter leggere un estratto gratuito, è sufficiente cliccare sulle copertine dei libri.  

AmandA

Vi offro un altro dei mei racconti, stavolta un horror la cui trama mi è stata suggerita da un sogno… Uno dei miei racconti giovanili, scritti quando ero poco più che un ragazzo. Come al solito, aspetto i vostri commenti.

A M A N D A

 

 

 

racconto

 

di

 

Marco Caruso

 

 

 

 

 

A ben vedere, non avrei potuto dire niente di male della mia nuova fiamma. Amanda era giovane, carina, solare come un fiore in primavera.

L’avevo conosciuta al liceo di Salt Lake, durante una breve colazione nella mensa studentesca più vicina, prima della lezione di Fisica; la sua simpatia, naturale, spontanea, aveva aggredito il mio cuore come i suoi candidi dentini stavano facendo con il minuscolo panino vegetariano che Joan, l’atletica cameriera di Jing’s, le aveva appena servito al tavolo accanto al mio.

In quel momento, stavo discutendo con Phil Aitkins una nuova tattica da applicare per il prossimo incontro di basket nelle fasi di pressing che il buon Phil affermava d’aver perfettamente capito dal sermone settimanale del nostro coach.

Ora, devo ammettere che per il basket ho una certa passione; tuttavia, gli occhi color acciaio della biondina seduta a meno di cinquanta centimetri dalla tasca destra dei miei pantaloni, mi distraevano alquanto dalle spiegazioni del mio loquace compagno di classe, squadra e spuntino. O almeno, così egli affermò:

– Cazzo, Paul, mi stai a sentire?

– Con questo chiasso? – risposi, distrattamente, mentre osservavo la biondina detergere delicatamente una goccia di salsa dal lato sinistro della boccuccia a cuoricino.

– Chiasso? Qui c’è sempre chiasso, Paul! c’è mezzo liceo, da Jing’s… non mi dirai che ti piace quella… – aggiunse, abbassando la voce, dopo un attimo di stupore.

– Quella? Ti pare il modo giusto di appellare una dea?

Phil fece uno strano gesto di disgusto che vidi solo con la coda dell’occhio. La dea in questione si era appena alzata, aveva preso la borsetta e diretto il suo splendido fisico da ballerina classica verso l’uscita del chiassoso locale.

Phil aggiunse qualcos’altro sul conto da pagare mentre, ipnotizzato dalle più belle chiappe da sedicenne che avessi mai visto, mi accingevo a seguire la dea verso il primo pomeriggio assolato di quel settembre.

Fu l’inizio della mia storia con Amanda. Non servirebbe raccontarvi cosa inventai per abbordarla, dopo un paio di isolati in direzione opposta alla scuola.

Né ricordo, in questo momento, le frasi più o meno idiote che pronunciai nelle tre ore seguenti, prima di riaccompagnarla alla villetta appena fuori città.

Rammento solo che mi disse di essere nuova di quelle parti, di aver passato i primi anni della sua meravigliosa esistenza a Boston ed aver seguito la madre, per lavoro, nella mia città solo da pochi giorni.

Al momento di lasciarla, forse per il dispiacere di dover interrompere, magari per poche ore, la nostra frequentazione, eravamo arrivati alla sua abitazione, una villetta a due piani buia ed alquanto tetra che si ergeva all’inizio di un freddo viale alberato… mi parve quanto di più triste si possa immaginare.

– E’ tutto buio… I tuoi genitori sono in casa?

– Mia madre, vorrai dire… – rispose con un risolino malizioso – Papà non l’ho mai conosciuto…

– Oh, mi spiace.

– Fa niente. Non si può desiderare, o rimpiangere, chi non si conosce. Comunque, mia madre va a dormire molto presto. Ora ti devo lasciare…

Il bacio, rapido e furtivo, che mi lasciò sulla guancia destra, bruciò a lungo nei tre, lunghissimi, giorni che seguirono. Non vidi mai la ragazza al liceo, né, maledizione, ricordavo se mi aveva detto il suo cognome.

– Amanda, Amanda… Amanda come? – ripeteva Phil, mentre Erik, il ciccione, divorava salsicce. Io, che sedevo tra i due amici e che stranamente soffrivo d’improvvisa inappetenza, replicai, scocciato:

– Ti dico che non mi ricordo! Abbiamo parlato di tante cose,del padre che non ha…

– Mentre te la facevi sotto a guardare i suoi occhioni?… Coff… – tossì Erik mentre cercava di ridere e masticare contemporaneamente.

– Comunque – riprese Phil, non risulta nessuna Amanda, qui da noi. Ne sono certo. – E c’era da credergli: Joan (la sua nuova amichetta) era la figlia di un impiegato di segreteria.

– Forse la sua iscrizione non è stata ancora registrata. Dice d’esser appena arrivata da Boston. La madre è qui per lavoro.

– Quale lavoro? – bofonchiò Erik

– Che vuoi che ne sappia? Avrò tempo e modo per conoscerla meglio… Penso di andare a trovarla, magari dopo la lezione.

– Uhm – fece Phil, guardando dalla finestra ovest di Jing’s – Proprio stasera?

In effetti, alcune nuvole grigiastre piuttosto veloci si rincorrevano a bassa quota nel cielo tempestoso di quel sabato pomeriggio. La radio aveva annunciato un uragano ancora piuttosto lontano e, si sa, nell’America degli anni Trenta, la radio non sbagliava mai…

– Ho capito, furbone… – sorrise Erik – Fingerai di aver perso la strada nella bufera… Chissà come, dalle parti della tua bella… E chiederai rifugio ed ospitalità… Tra le sue cosce? O piuttosto tra quelle della mammina?

La sua risata sguaiata non mi irritò più di tanto. A dire il vero, l’idea del ciccione non era affatto malvagia. Un uragano era proprio quel che ci voleva per rivedere Amanda. Una piccola bugia per una grande causa!

E la bufera arrivò sul serio, poco prima che giungessi alla meta dei miei sogni. Vedevo appena la sagoma scura, che appariva e scompariva tra le chiome degli alberi scompigliate dal vento fortissimo, e non riuscivo a calcolare bene la distanza dalla villetta di Amanda. Avevo detto ai miei che avrei passato la notte da Phil che, per una straordinaria coincidenza, era stato felicemente abbandonato dai suoi, partiti per una gita di lavoro a Reno. Niente e nessuno mi avrebbe disturbato o tenuto lontano dalla donna padrone del mio giovane cuore.

Cominciò a piovere, prima debolmente, poi con goccioloni frenetici e freddissimi che scudisciavano il mio giaccone impermeabile, i capelli, entrandomi persino nelle orecchie a causa di quel maledetto ventaccio.

Ad un certo punto, mentre camminavo sulla Stradale assolutamente deserta, mi parve che la villetta di Amanda si allontanasse, ad ogni passo, invece che avvicinarsi. Un effetto ottico indubbiamente stranissimo, dovuto, probabilmente, alla falsa prospettiva che generava quella strada tutta curve fendente la vegetazione del sottobosco.

Ero ormai bagnato fradicio, infreddolito e scosso da folate di vento sempre più impetuoso, e non mi restò altro che dirigere una veloce preghiera a qualunque dio di passaggio nelle vicinanze affinché mi permettesse di raggiungere in fretta la veranda davanti alla porta che nascondeva la mia bella.

E, miracolosamente, la vidi. E vidi anche una debolissima luce filtrare dalle tendine ricamate di una finestra al piano superiore. Sembrava uno di quei lumini che si lasciano accesi nella stanza dei bambini per evitare che abbiano paura del buio.

Quando suonai il campanello a carillon, due, tre volte, nessuno rispose.

Ora il vento fischiava minacciosamente tra nuvole inferocite e lampi sempre più frequenti. Sembrava che un vero e proprio uragano si stesse avvicinando. Una certa inquietudine iniziò a scuotere le mie mascelle e mi ritrovai a battere i denti come un donnetta infreddolita. Perché diavolo Amanda non apriva? E sua madre, era sorda o invalida?

Bussai con le nocche della mano destra fino a ferirmi, mentre la pioggia mi sferzava la schiena e le gambe con una furia degna di miglior causa. Grondavo acqua anche dalle orecchie quando, senza che ormai ci sperassi più, la porta si socchiuse, e da dentro, una vocina flebile chiese:

– Ma… Chi è?

– Ehm… – cercai di schiarirmi la voce – Sono un amico di Amanda… Un compagno di liceo… Mi sono perso in questa bufera… Posso entrare?

  Non ricevetti subito risposta, mentre, istintivamente, battevo le mani al fine di favorire la circolazione dei miei arti superiori, praticamente intirizziti.

– E’ la madre di Amanda…? Signora, qui fa un freddo cane!

– Io non la conosco. – disse la vocina, timidamente. – Non sono abituata ad ospitare viandanti.

– Ma Amanda mi conosce! Può chiederle se conosce Paul? La prego, sono tutto bagnato…

– E’ da solo, ragazzo?

– Ma certo. Le ripeto che…

La porta si spalancò prima che finissi la mia supplica. Ed io, non so come, fui letteralmente risucchiato dentro quella casa, al buio, al freddo.

Stavo cercando di capire come fossi finito, in ginocchio, su un tappeto al tatto ruvido e sporco, e nel contempo orientarmi in quel buio assoluto, rotto solo dai lampi che provenivano dalle finestre del pian terreno.

– Sì…signora? Cosa…? Dove?… Signora!

– Ssshhhh… Non gridare….

 

La voce di Amanda, in un debole soffio, mi aveva sfiorato l’orecchio. Mi venne spontaneo sussurrare anch’io:

– Amanda, amica mia… Dove sei? Perché non posso vederti?

– La luce, Paul… E’ mancata la corrente a causa della bufera…

– Ma dove sei? Eri tu, o tua madre? Sai, non voleva farmi entrare…

– Noi  non riceviamo nessuno, specie di notte… Siamo donne sole. Perché sei venuto?

– Non ti ho vista più – confessai, sfinito dalla tensione e dalla stanchezza – A scuola non…

– Sono stata poco bene. Non saresti dovuto venire, specie con questo tempo, specie di notte!

Il tono della ragazza si era fatto più duro. Mi sentivo un bambino rimproverato dalla madre. Attesi una parola ancora da Amanda, mentre cercavo argomenti impossibili da trovare per alleviare la mia posizione.

Passò un minuto o forse un’ora. Persino i lampi non osavano più disturbare la quiete assoluta di quella casa, senza luce, assente di suoni, priva di calore. Il tempo fece una strana contorsione mentre stringevo le mie mani per recuperare un po’ di calore. Mi accorgevo solo in quel momento che stavo gelando. Bagnato com’ero, mi sembrava di trovarmi dentro un frigorifero.

– Amanda, ho un freddo… Amanda?

Ripetei quel nome varie volte, ma la mia voce rimbalzava in un incredibile eco sordo intorno a me, in quella stanza invisibile ed inconsistente. Cercai, a tentoni, istintivamente, di raggiungere il volto della ragazza che mi era parso abbastanza vicino al mio, durante il precedente scambio di battute.

– Amanda… – balbettai, tremando come una foglia al vento per il freddo che mi stava divorando le viscere – Non… vorrei esagerare… ma sto morendo dal freddo! Amanda… –

Niente. Nessuno. Ma com’era possibile non sentire il rumore della bufera?

Ora che i miei occhi si stavano abituando a quella apparente oscurità, mi resi conto che pochissima luce filtrava dalle tende pesanti tirate sulle finestre. Alcuni spifferi, di tanto in tanto, le scostavano quel tanto che bastava a provocare fugaci lampi di penombra nel buio più pesto.

Chiamai ancora il nome della mia amica, supplicandola di rispondermi, di accendere una candela, un fiammifero, qualcosa che facesse luce…. E magari, calore.

Fui costretto ad alzarmi e muovere qualche passo, al buio, anche perché non sentivo più le gambe. Fitte dolorose mi stringevano i muscoli, obbligandomi a sfregare freneticamente le mani tra loro e sui vestiti bagnati per alleviare l’intirizzimento.

Non riuscivo a trovare un punto di riferimento davanti a me; ed alle mie spalle, anche la bufera sembrava non scuotere più il bosco intorno alla costruzione silente.

Ricordai d’aver intravisto il chiarore d’un lumino provenire da una finestra del primo piano, mentre, da fuori, bussavo insistentemente alla porta di Amanda. Muovendo passi alla cieca, finalmente inciampai nel primo gradino della scala interna.

Ora potevo salire al piano superiore, appoggiandomi al corrimano, sempre nel buio più pesto. La mia mano sinistra sfiorava la superficie di legno ricavandone una sensazione di sporco oleoso, mentre i gradini sembravano arrampicarsi verso l’infinito… Quella scala arrivava da qualche parte? Da quanti, interminabili, minuti stavo salendo?

Ad un ceto punto, sembrandomi inverosimile la faccenda, mi fermai a riflettere. Stavo vivendo una situazione assurda: forse le mie sensazioni erano condizionate dal freddo che avevo preso durante la mia permanenza all’esterno, mentre infuriava il temporale. Ma non riuscivo a concepire il motivo di quel gelo che ora mi toglieva il fiato e rallentava le mie membra.

E Amanda dov’era? Forse, aveva paura di me, e si nascondeva… Ma certo: quale sistema migliore per bloccare un probabile aggressore? Buio e solo buio. Ed io non avevo neanche un cerino…

E quella scala che sembrava infinita? Ricominciai a salire, contando i gradini. Arrivai alla somma incredibile di sessanta scalini. Non era possibile. Non ero in un grattacielo. Una certa spossatezza riempiva le mie gambe e non sentivo più neanche il freddo. Mi fermai e cercai di sedermi sul gradino che calpestavo in quel momento. Ma, evidentemente, persi l’equilibrio e caddi… dove non immaginavo di cadere.

Mi trovavo al piano superiore, e davanti a me scorgevo la debole luce che avevo intravisto dall’esterno.

Tre porte si aprivano davanti a me, ma solo una era accostata e da lì proveniva il chiarore. Chiamai il nome di Amanda, stavolta molto piano. Tremavo dal freddo e le energie dei miei diciassette anni stavano rapidamente scemando.

Con la mano tremante, scostai la porta e mi ritrovai nella stanzetta di una bimba.

Il lumino a gas emanava una luce azzurrina sulla carta da parati colorata, le tendine ricamate, i cuscini con le bambole.

La madre di Amanda era seduta su una sedia a dondolo, ferma, accanto ad un lettino. Una donna minuta, vestita di scuro, con il volto provato e stanco. Dormiva. Le avrei chiesto il permesso di entrare, se fossi stato in grado di muovere le labbra.  Ma il freddo, ormai quasi tangibile, paralizzava i miei muscoli e mi domandai come diavolo facesse la donna a dormire così serenamente. La bambina nel lettino era voltata sul fianco destro, sotto la mano della madre che sembrava averla confortata fino a farla addormentare. Sul piccolo comodino di legno smaltato bianco, una caraffa d’acqua ed un bicchiere erano posati sul vassoio di legno smaltato, insieme ad un vasetto… Forse miele? Quell’idea mi piacque. Desideravo intensamente qualcosa di dolce, di nutriente, ed avrei solo assaggiato il profumato alimento, senza svegliare quella che doveva essere la sorellina di Amanda.

Ma quando stavo per svitare il tappo di latta, ebbi la sensazione che il corpicino nel letto non si muovesse affatto.

Cribbio, non respirava! Posai, istintivamente, la mano sulla copertina di lana, accanto a quella della donna assopita e toccai un gelido corpo inerte.

Sul vasetto che avevo in mano, un’etichetta ingiallita recava la scritta ARSENICO .

Realizzai quel che era accaduto, un attimo prima che la bambina, con un sussulto, si muovesse e, scostando la mano della madre sempre immobile, si rizzasse a sedere sul letto:

La frangetta bionda ricadeva sul visetto scheletrico e con la stessa mossetta che ricordavo di Amanda, sentii il corpo senza vita di quella sfortunata creatura sussurrare stranamente, come se il suono venisse dall’interno e non dalla boccuccia che pareva ancora chiusa, contratta in una smorfia durissima:

– Mi hai trovato, Paul. Questa è la mia tomba. Vuoi restare con me?

Non fu per paura che mi gettai contro la finestra, schiantando gli infissi di legno marcito e precipitando, dopo un volo che mi parve esageratamente breve, sul suolo intriso d’acqua. Qualcosa in me si ribellò a quella oscena proposta. La ragazza che cercavo non c’era mai stata se non per me, e per la bambina alla quale un gesto crudele aveva spezzato l’infanzia.

Qualunque fosse il motivo di quell’infanticidio, restai a riflettere, nei mesi successivi passati nel letto dell’ospedale cittadino a quanto avevo vissuto nella vecchia casa abbandonata ai margini del bosco.

L’interrogatorio doveroso dello sceriffo e le scarse spiegazioni ricevute dai miei genitori riguardo la villetta sulla strada provinciale, non placarono le domande che ancora affollavano la mia mente inquieta. In effetti, la famiglia Garrison aveva abitato una casa in legno ai margini del bosco fino ai primi anni del 1900, quando il marito ed il primo figlio si ammalarono e morirono di tisi, seguiti, dopo qualche tempo, dalla signora Garrison e dalla figlioletta, Amanda Jean Garrison, venuta al mondo dopo la scomparsa del padre e del fratello. Le cronache del tempo non riportavano commenti sulla causa di quella duplice tragedia avvenuta durante la tempesta di una sera di trent’anni prima.

Qualche anno dopo, tornai a visitare quel che restava di quella vecchia casa, lontana più di due chilometri dall’attuale centro di Salt Lake e non nella posizione in cui l’avevo sognata io.

Perché di un sogno si trattava, certamente, e non di realtà. Quante volte me lo sono ripetuto, in questi anni, mentre cerco di dimenticare gli occhi di una donna alla quale fu impedito di esistere.

CYBKILLER

Di seguito il racconto di fantascienza CYBKILLER

GRATIS da leggere per voi. Gradite le recensioni citando questo blog e l’autore

Una base lunare invasa da cyborg letali sullo sfondo di un conflitto che investe tutto il sistema solare.

CYBKILLER

Devo fare presto rincorrendolo lungo questi interminabili, spettrali corridoi che odorano di morte. Correrà a nascondersi, a preparare nuovi piani per assassinarci tutti. Le porte automatiche dei nodi di comunicazione tra i vari anelli di Luna 3 ora si aprono solo al mio passaggio, richiudendosi alle mie spalle; nessuno può seguirmi o precedermi perché il computer centrale della nostra base dirige, ora, i meccanismi di controllo delle porte d’ogni settore secondo le mie ultime istruzioni. Le serrature magnetiche si sbloccheranno solo se il sistema riconoscerà il segnale d’identificazione del mio chip cerebrale. E quindi, sotto le luci ridotte al minimo a causa dei danni sofferti dal generatore principale, gli unici passi affrettati sul pavimento sintetico sporco di sangue, sono i miei. Eppure, lui è vicino: lo sento.

Corro, stringendo il mitra laser tra le mani sudate: pur leggerissimo, può sparare fino a trecento scariche in 2,5 secondi… Peccato che il mio avversario sintetico possa muoversi altrettanto velocemente.

Quando accettai il comando su Luna 3, la guerra tra la Federazione Terrestre e la colonia ribelle di Titano era già scoppiata: in ballo la posta più ambita del ventitreesimo secolo, il controllo delle distribuzione dei cristalli d’uranio in tutto il Sistema Solare. Il conflitto fu subito cruento, devastante soprattutto per Titano, assediata e bombardata dalla flotta confederale. Da ieri sono otto mesi. A poco sono serviti i rinforzi arrivati da Marte, dichiaratosi subito neutrale e che, naturalmente, ha tutto l’interesse che la disputa non si concluda con una completa disfatta dei Titaniani. La colonia ribelle, tramite i propri rinomati centri di ricerca ha trovato solo il modo di contrattaccare con un’offensiva batteriologica arrivando a offendere persino la popolazione della lontanissima Terra. Inutile vendetta che non cambierà le sorti della guerra.

Il mio sensore da polso lancia il suo leggero richiamo: è Jura, il mio vice, che vuole parlarmi.

– Comandante Ryne?… rapporto dal centro comunicazioni.

Ho detto al tenente, un giapponese di fresca nomina come me, di chiamarmi ogni mezzora sul canale riservato.

– Rileva qualcosa dalla rete dei monitor?

– Solo la sua presenza, nel settore 3, corridoio numero 25.

– Sono a due passi dagli alloggi del personale. Eppure, sento il cyborg vicino…

– Impossibile: il computer centrale non rileva altre presenze. E come sappiamo, i cadaveri dei caduti sono ormai liquefatti.

– Controlli l’integrità dei programmi di scansione. Deve trovarsi qui! Ha ucciso Jones e Xavier e dato che le porte si aprono solo al mio passaggio, il cyborg non può che trovarsi oltre il settore degli alloggi!

– Comandante, stia in guardia! Farò l’analisi che ha suggerito. Rapporto alle tre.

La voce desolata del mio vice si spegne con il classico suono metallico. La frequenza è criptata ed almeno sull’integrità del settore delle comunicazioni possiamo ancora contare. Ma ora sto per confrontarmi con la tipica arma di ritorsione della morente colonia di Titano: cyborg sempre più sofisticati, del tutto somiglianti ad individui realmente esistenti, sequestrati e sostituiti dai loro doppi artificiali. Di solito, il sistema nervoso viene estirpato e trasferito nella macchina, dopo l’opportuno condizionamento. Il compito di quest’efficiente assassino consiste nello spargere la maggior quantità possibile del letale virus della peste marziana. E’ talmente simile agli esseri umani, totalmente bio-compatibile, che è tuttora possibile identificarlo solo mediante un particolare bio-controllore, l’unità installata su tutte le stazioni orbitanti e le dogane terrestri. Su questa base l’inizio del contagio, fulmineo quanto letale, risale ormai a due giorni or sono, quando su Luna 3 attraccò un mercantile diretto alla colonia su Venere. Scaricò qualche cassa di viveri e quattro passeggeri, tra i quali, mia moglie… Ricordo la felicità in quei suoi meravigliosi occhi verdi: rivederci dopo sei, lunghissimi mesi! Mi sorrideva, di là dalla parete di vetro che mi separava dal settore dei passeggeri in arrivo, mentre stringeva al petto Bingo, il gatto soriano che le aveva fatto compagnia durante la mia assenza. Accanto a lei, in attesa di sottoporsi all’esame dei bio-controllori, tre cadetti dell’Accademia di Guerra Spaziale di Parigi che avrebbero atteso la coincidenza per il Comando federale di Giove. Improvvisamente, mi separò dallo sguardo di mia moglie la voce di Jura dal sensore al polso:

– Comandante! Emergenza! I bio-controllori sono disattivati! Un guasto al momento inspiegabile… i tecnici sono già al lavoro. Cosa dobbiamo fare con i nuovi arrivi?

– Avete già controllato le generalità?

– Certo, sono le persone che aspettavamo, ma il regolamento parla chiaro… Mi spiace per sua moglie.

Non sapevo cosa fare – Quando deve ripartire il mercantile?

– Subito! Giù, agli hangar, stanno trattenendo a forza il comandante. Dice che sono affari nostri se i sistemi di controllo non funzionano; ha la sua tabella di marcia da rispettare e rischia di giocarsi il turno sulla rotta interplanetaria.

– Diavolo, lo capisco. Va bene, può partire, avvertendo dell’inconveniente il prossimo nodo d’attracco; e che gli ospiti vengano esaminati dallo staff medico! – tolsi la comunicazione, furioso per il contrattempo. Avrei potuto abbracciare Lucy solo dopo qualche ora: il primo momento felice dopo sei mesi d’inferno, trascorsi a ripristinare l’intero centro di comunicazione della base, e molte unità periferiche del computer centrale, oltre ad una stazione di rilevamento esterna. Tutto lavoro dovuto all’ultima impresa di un kamikaze dell’ormai estinta flotta di Titano, che, carico d’esplosivo, si era schiantato sul secondo settore di Luna 3. Dopo aver impartito, tramite il videofono, le necessarie istruzioni, abbandonai la sala di ricevimento dei passeggeri, diretto al centro medico; nelle previsioni, le prossime quarantotto ore sarebbero state piuttosto tranquille: un cargo da filtrare sarebbe giunto dalle miniere di Saturno dopo quasi tre giorni. L’allarme scattò all’improvviso. Le sirene urlavano disperatamente mentre gli altoparlanti diramavano le istruzioni al personale che doveva ritenersi in stato d’assedio. Chiamai Jura con il sensore da polso.

– Il computer ha lanciato lo stadio d’assedio…- mi spiegò.

– Mi raggiunga in sala di comando!

Correndo tra il personale non militare che andava a rinchiudersi negli alloggi e la Vigilanza che si dirigeva alle postazioni assegnate alle singole pattuglie, arrivai in sala comando solo dopo qualche minuto trovando Jura intento a ricevere un rapporto dal centro medico, terreo in volto; balbettando mi annunciò che in infermeria una delle unità automatiche per il rilevamento biologico aveva segnalato al computer centrale un’epidemia di peste marziana.

– Le porte del settore – continuò il mio vice – sono ora bloccate dal sistema di sicurezza. Ho già parlato con il dottor Schenkel: pare che, effettivamente, si tratti di peste marziana.

– Dannazione! Mia moglie è lì!

– Sì, e con lei, l’intero staff medico e i tre cadetti. Ci sono già due vittime… Rilevazioni?!

Il responsabile della sala di comando tolse per un attimo gli occhi dal monitor e si voltò verso di noi:

– Vanderburg e Volken. Erano della vigilanza; stavano scortando gli ospiti al centro medico. I loro sensori da polso non inviano segnale.

– Se è per questo – riprese Jura – Schenkel afferma che si sono liquefatti sotto i suoi occhi mentre le porte dell’infermeria si chiudevano automaticamente. Fortunatamente, sono rimasti fuori dai locali dove sono bloccati i sei membri dello staff e gli ospiti.

– Liquefatti… Allora non c’è dubbio. Che cosa elabora il computer centrale?

Un suono inconfondibile mi fece capire che la risposta dell’elaboratore era in arrivo. La solita voce elettronica femminile annunciò:

Luna 3 è in stato d’assedio. Tramite l’unità robotizzata HJ-325 ho rilevato la presenza del virus N-9200 UK chiamato anche peste marziana. L’allarme rosso è stato esteso a tutta la base e la nostra situazione è stata comunicata al Comando Federale di New York. Siamo in quarantena.”

– Perdio! – urlai – Computer, è il comandante che stabilisce quando ordinare la quarantena!

Queste istruzioni sono parte indelebile del codice di protezione. La quarantena è stata attivata automaticamente. Le ricordo, comandante Ryne, che lei conserva il comando delle forze armate presenti nella base, il coordinamento del personale civile, e la massima autorità sull’amministrazione degli affari correnti. Io attuerò le procedure previste dal codice di protezione, ed eventuali modifiche ed integrazioni inviate dal Comando Federale riguardo lo stato d’assedio e la quarantena cui siamo sottoposti finché il contagio non sarà debellato.”

– Jura, ha sentito? Siamo sotto l’autorità del computer…

– E del Comando Federale. Non esiteranno a sacrificarci se non neutralizzeremo quel maledetto cyborg!

– Cosa dicono dalla Terra? –

– Secondo il regolamento, in caso di quarantena le comunicazioni sono sospese, a parte brevi messaggi in codice ogni dodici ore. Saremo isolati dal resto dell’Universo, con il solo compito di annullare il flagello della peste marziana.

In quel momento, uno degli operatori ai monitor ci avvisò che era pronta la registrazione filmata degli eventi – La ripresa delle telecamere – spiegò il tecnico- inizia mentre si stanno aprendo le porte dell’ascensore…

Sullo schermo olografico apparvero le figure tridimensionali di Lucy, con il braccio il suo gatto soriano, i tre cadetti dell’Accademia, giovanissimi, e i due soldati della Vigilanza che, come prescrive il regolamento, tenevano il gruppo degli ospiti sotto il tiro dei phaser. Improvvisamente, mentre l’immagine di mia moglie varcava la soglia dell’infermeria, vidi i due soldati portarsi le mani al collo, e, nel medesimo istante, una nebbiolina verde diffondersi nell’aria. I due disgraziati crollarono in ginocchio, mentre la carne dei loro volti e delle mani si spaccava in centinaia di piccole fratture sprizzando sangue; le loro tute ben presto si gonfiarono come contenessero un liquido in ebollizione, ed in meno di dieci secondi i due corpi si sciolsero in una pozza di liquame rossastro schiumoso.

– Le porte dell’infermeria si sono chiuse in tempo- mormorò l’attonito Jura – Ma se il cyborg è lì con loro…Schenkel era sulla porta, ma non è riuscito a vedere chi ha spruzzato il micidiale virus!

– Perché i suoi uomini non indossavano caschi con respiratori? – chiesi a Van der Hoeken, l’anziano capo della Vigilanza, accorso in sala comando per assistere alla fine dei due malcapitati.

– Probabilmente perché sapevano che tute, caschi e respiratori non servono a un bel niente contro la peste marziana! I Titaniani la usano contro le nostre truppe d’assalto perché il virus riesce a disgregare anche l’acciaio temperato al Vibranium. Penetra e scioglie qualunque materiale e tessuto organico.

– E’ vero – confermò Vulzov, il capo-chimico – E’ questo il motivo per cui possiamo bombardare Titano dallo spazio, ma non ancora invaderla. Basta un milligrammo di liquido di coltura del virus per far sciogliere come neve al sole un blindato di prima classe.

– Possibile che proprio nulla resista almeno per qualche secondo alla sua azione?

– Solo alcune leghe attualmente prodotte, in quantità assai limitata, nelle fonderie di Venere pare che abbiano tali proprietà… – rispose, laconico, Vulzov.

– Comandante! – mi chiamò Jura – Vede come sta mangiando il pavimento del corridoio? – ed indicò con la mano l’ambiente olografico: dopo aver completamente mangiato i corpi dei due soldati, la sostanza verdastra stava corrodendo l’acciaio vetroso del pavimento, la lega più leggera e resistente dell’Universo!

– Niente paura – intervenne Vulzov – ha una capacità corrosiva limitata ai due-tre minuti. Non riuscirà ad arrivare al piano sottostante. Inoltre, un cyborg assassino, di solito, non ne contiene più di cinque milligrammi. Il problema è che il virus si riproduce solo a contatto con la materia organica; in pratica, si nutre di composti azotati. Per un’efficace azione distruttiva, dovrà uccidere ancora.

– Schenkel, dall’infermeria! – urlò un altro operatore.

– Comandante Ryne, mi ascolta? – La voce dell’ufficiale si diffuse dagli altoparlanti, ma il suo volto non apparve né sui monitor né tramite il riproduttore olografico

– Il computer non permette la trasmissione d’immagini dalla zona infetta – spiegò Jura – e loro non possono vedere noi. E’ l’unico modo per evitare che il cyborg possa avere informazioni utili sulla sala-comando.

– Schenkel, qual è la situazione?

– Ormai sapete che uno dei nuovi arrivi è un cyborg assassino ma non sono in grado di identificarlo. Sono qui con gli ospiti, ed il resto del personale medico è nell’altra stanza. La porta automatica ci divide. Tengo i nostri ospiti sotto la mira del mio phaser. Il computer blocca tutte le porte e, male che vada, moriremo solo noi… In ogni caso, sua moglie sta bene, e vuole parlarle…

– Martin, sono io… – sentita la voce di Lucy mormorare quelle parole incerte, me la immaginai pallida, tremante – E’ successo tutto in un attimo… E non sappiamo neanche chi è stato.

– Amore, sta calma. Non possiamo entrare perché il computer centrale ha preso il controllo delle operazioni in base al protocollo d’emergenza che non ammette deroghe. Non ti staccare da Schenkel.

Un cenno a Jura e lui tolse la comunicazione.

– Tutto il personale – disse poi – è chiuso negli alloggi e la Vigilanza sorveglia i gangli vitali della base. Il computer controlla e regolare il sistema di mantenimento e… – L’allarme suonò nuovamente, interrompendo il rapporto del Giapponese. I monitor furono sintonizzati immediatamente alle telecamere del corridoio d’accesso alla sala-ricevimento – I bio-controllori! – esclamò Jura – E la squadra numero due è ancora al lavoro! Del resto, sarebbero comunque bloccati lì.

Sullo schermo olografico apparvero i due operai che, bestemmiando, controllavano vani nel muro dai quali spuntavano cavi e schede biotroniche; Cuentas, l’esperto tecnico che li dirigeva, alzò lo sguardo verso le telecamere, poi avvicinò il sensore da polso alla bocca.

– Ah! finalmente ci ricevete! Siamo prigionieri del computer, vero? – chiese allegramente – Proprio come otto anni fa, quando mi trovavo sulla prima base orbitante di Plutone…

– Cuentas, sono il comandante. State attenti! Il computer segnala pericolo dalle vostre parti. Jura sta impartendo ordini alla Vigilanza del settore. Avete la peste marziana alle calcagna, probabilmente!

– Ma che diavolo dice?! Il cyborg non è bloccato in infermeria?

– Lo calmi – suggerì Van der Hoeken – Non devono interrompere i lavori. Potrebbe trattarsi d’un errore della centralina periferica di rilevamento.

– Cuentas, come vanno i lavori?

– Umpf! Secondo me, si tratta di sabotaggio! Apparentemente, c’è stato un sovraccarico nella piastra d’alimentazione e, se fosse solo questo, ci vorrebbero una quindicina d’ore di lavoro. In pratica, sono saltati gli schemi di difesa dalle intrusioni elettromagnetiche; invece che dati di ritorno, sono pervenuti all’elaboratore flussi d’energia elettrica. Inspiegabile!

– Jura, analisi del computer?

– Conferma l’allarme rosso. E il sabotaggio. Senta, a mio parere, quei tre sono in pericolo mortale! La Vigilanza è dietro la porta della sala, ma ovviamente non può entrare.

In quel momento, vidi una sottile nebbia verde invadere l’ampio locale dove operavano i tre uomini. Gli operai furono i primi a morire; Cuentas arretrò, urlando, fin sotto i bio-controllori, poi si portò le mani alla gola e crollò sul pavimento già bagnato dal sangue dei compagni. L’orrore gelò la sala-comando e solo dopo qualche minuto, Jura riuscì a dire:

– E’… è uscita dal condotto d’aerazione.

– Quindi il cyborg è lì dentro… – Vulzov era incredulo – Ma com’è possibile? E’ un condotto largo appena sedici centimetri… nessuno potrebbe infilarsi lì dentro!

– Nessuno con le dimensioni d’un essere umano… Il gatto di mia moglie! – urlai – Quel maledetto gatto!

Jura mi guardò, esterrefatto. Poi, fissò di nuovo la luce rossa della spia mentre suonava l’ennesimo allarme. – Si sta dirigendo qui! Se si muove attraverso i condotti d’aerazione, è sotto di noi, a meno di tre metri…

Ordinai di sgombrare la sala, dopo aver impartito i relativi ordini al computer centrale, essendo quel settore l’unico non sottoposto a vincoli particolari per esigenze operative; dettai i codici d’emergenza direttamente dal sensore da polso e subito si bloccarono le porte d’accesso. Per quel che poteva servire.

– Jura, andate tutti nella sala comunicazioni. Rapporto ogni mezzora attraverso le frequenze criptate dirette al mio sensore. Van der Hoeken, mi passi il suo mitragliatore e comandi ai suoi uomini di ritirarsi immediatamente in sala comunicazioni: l’unico punto di Luna 3 totalmente isolato e sigillato, dato che contiene la memoria del computer centrale e la sessione direttamente collegata alla Terra. Una volta chiusa la porta alle vostre spalle, avrete trentasei ore d’ossigeno e di provviste. In questo lasso di tempo, il cyborg non potrà assolutamente raggiungervi, a meno che non disponga di cariche plasmatiche ad alto potenziale per abbattere le porte di titanium. Intanto, io sarò il solo a potermi muovere per i corridoi della base e conto di attirare quel maledetto in un duello faccia a faccia.

– Spari da lontano, comandante – raccomandò Jura – perché se anche riuscisse ad abbattere il mostro, non sfuggirà al virus!

Da quel momento, sono trascorse trentadue ore. Jura non è riuscito a darmi notizie di mia moglie. Nel frattempo, il maledetto cyborg ha seminato morte per tutta la base, mentre le sirene accompagnavano la triste fine del settanta per cento del personale e della Vigilanza. Ho trovato, nel mio vagabondare, i resti liquefatti di molti dei miei uomini, mentre gridavo con tutto il fiato al mostro di raggiungermi; ma, ad ogni allarme, operai, tecnici, ausiliari ed agenti armati hanno violato la consegna e sono usciti dai loro alloggi: il terrore della peste marziana è stato più forte della razionalità. Mentre le porte che dividono i settori sono rimaste chiuse, il cyborg ha potuto attaccarli con facilità, ottimizzando la dispersione della sostanza virale; inoltre, il virus ha potuto nutrirsi di gruppi consistenti di corpi, riproducendosi abbondantemente. Ora, il 67% della base è invaso del contagio, almeno secondo le stime del computer centrale. Gli unici superstiti tra quanti la popolavano prima dell’attacco, sono riuniti in sala comunicazioni e, spero, in infermeria. Jones e Xavier, due agenti della Vigilanza barricati in sala mensa, a venti metri di corridoio da qui, stavano diventando tutt’uno con il pavimento mentre passavo da lì. E’ ora di chiamare Jura:

– Tenente, se il cyborg continua a muoversi utilizzando i condotti dell’aria, vuol dire che utilizza parte del virus per eliminare le chiusure ad ogni nodo di passaggio; il computer dovrebbe segnalare il danno e dare quindi una mappa dei suoi spostamenti!

– Provo ad interrogarlo… E’ vero, una debole traccia del malfunzionamento dei condotti resta nel database dei processori di ogni nodo! Ora sembra che stia tornando indietro, verso l’infermeria!

Torno sui miei passi, cercando di superare la sua notevole velocità. Suona, insistente ed inutile, la sirena mentre, correndo per i corridoi di Luna 3, cerco di non calpestare i poveri resti di quelli che erano i miei uomini. Non sento il classico odore della morte perché il virus si nutre anche di quello. I pavimenti risultano danneggiati in più punti e non è possibile utilizzare gli ascensori. Alcune zone sono rimaste al buio perché le unità periferiche del computer sono state in più punti disattivate dalla corrosione virale. Finalmente, arrivo in infermeria, dopo novi minuti di corsa affannosa. Come previsto, la porta si spalanca al mio ordine. A terra, solo un’oscena pozza ribollente di materia organica in decomposizione dove galleggiano i resti delle divise sintetiche federali.

– Martin, amore! – urla Lucy, sorridente, bellissima. Apre le braccia, correndo verso di me. Non mi aspettavo di trovarla ancora in vita e, mentre la commozione allenta i miei riflessi, lei mi abbraccia, mormorando:

– Il mio gatto… non potevo sapere…

Sento strani rumori metallici, alla mia destra. Mi stacco bruscamente da mia moglie, guardando la bocca d’aerazione. In una frazione di secondo, punto il mitragliatore e sparo ripetutamente contro una forma scura che, velocissima, piroetta in aria e cade sul pavimento mentre i miei colpi la inseguono. L’ultima scarica la sfiora appena… posso vedere finalmente il gatto, mezzo bruciacchiato, restare immobile a due metri da Lucy.

– Stava per aggredirti…

Ma lei sorride ancora – Ha seguitol’odore della sua preda per tutta la base, mentre decimava i tuoi uomini… – poi tace per spalancare la bocca… Vedo spuntare da quelle fauci un grosso topo che scende agilmente dal collo e balza sul pavimento.

Non posso reagire, paralizzato dalla sorpresa e dall’orrore. Il topo avanza lentamente, fissandomi con due occhi neri, lucenti, spaventosi, e Lucy, la sua oscena tana, ride sguaiatamente…Schenkel ed i tre cadetti non hanno avuto scampo, pensando che il cyborg fosse il gatto!

Guardo il caricatore del mitra: ho un solo colpo. Gli occhi metallici del mostro fissano il mio viso. Quella che prima del criminale trattamento dei Titaniani era mia moglie continua a ridere. L’ultima scarica del mio mitra fa volare lontano il sorriso che tanto ho amato. Mi preparo a morire ma, con la coda dell’occhio, vedo il corpo del gatto scosso da un violento sussulto. L’animale si alza sulle zampe, faticosamente: l’istinto e l’orgoglio sono più forti del dolore… balza sul topo, lo ghermisce, gli stacca la testa e la ingoia.

Esco dall’infermeria prima che morda il serbatoio del micidiale virus.

racconto di Marco Caruso – ogni diritto riservato