CYBKILLER

Di seguito il racconto di fantascienza CYBKILLER

GRATIS da leggere per voi. Gradite le recensioni citando questo blog e l’autore

Una base lunare invasa da cyborg letali sullo sfondo di un conflitto che investe tutto il sistema solare.

CYBKILLER

Devo fare presto rincorrendolo lungo questi interminabili, spettrali corridoi che odorano di morte. Correrà a nascondersi, a preparare nuovi piani per assassinarci tutti. Le porte automatiche dei nodi di comunicazione tra i vari anelli di Luna 3 ora si aprono solo al mio passaggio, richiudendosi alle mie spalle; nessuno può seguirmi o precedermi perché il computer centrale della nostra base dirige, ora, i meccanismi di controllo delle porte d’ogni settore secondo le mie ultime istruzioni. Le serrature magnetiche si sbloccheranno solo se il sistema riconoscerà il segnale d’identificazione del mio chip cerebrale. E quindi, sotto le luci ridotte al minimo a causa dei danni sofferti dal generatore principale, gli unici passi affrettati sul pavimento sintetico sporco di sangue, sono i miei. Eppure, lui è vicino: lo sento.

Corro, stringendo il mitra laser tra le mani sudate: pur leggerissimo, può sparare fino a trecento scariche in 2,5 secondi… Peccato che il mio avversario sintetico possa muoversi altrettanto velocemente.

Quando accettai il comando su Luna 3, la guerra tra la Federazione Terrestre e la colonia ribelle di Titano era già scoppiata: in ballo la posta più ambita del ventitreesimo secolo, il controllo delle distribuzione dei cristalli d’uranio in tutto il Sistema Solare. Il conflitto fu subito cruento, devastante soprattutto per Titano, assediata e bombardata dalla flotta confederale. Da ieri sono otto mesi. A poco sono serviti i rinforzi arrivati da Marte, dichiaratosi subito neutrale e che, naturalmente, ha tutto l’interesse che la disputa non si concluda con una completa disfatta dei Titaniani. La colonia ribelle, tramite i propri rinomati centri di ricerca ha trovato solo il modo di contrattaccare con un’offensiva batteriologica arrivando a offendere persino la popolazione della lontanissima Terra. Inutile vendetta che non cambierà le sorti della guerra.

Il mio sensore da polso lancia il suo leggero richiamo: è Jura, il mio vice, che vuole parlarmi.

– Comandante Ryne?… rapporto dal centro comunicazioni.

Ho detto al tenente, un giapponese di fresca nomina come me, di chiamarmi ogni mezzora sul canale riservato.

– Rileva qualcosa dalla rete dei monitor?

– Solo la sua presenza, nel settore 3, corridoio numero 25.

– Sono a due passi dagli alloggi del personale. Eppure, sento il cyborg vicino…

– Impossibile: il computer centrale non rileva altre presenze. E come sappiamo, i cadaveri dei caduti sono ormai liquefatti.

– Controlli l’integrità dei programmi di scansione. Deve trovarsi qui! Ha ucciso Jones e Xavier e dato che le porte si aprono solo al mio passaggio, il cyborg non può che trovarsi oltre il settore degli alloggi!

– Comandante, stia in guardia! Farò l’analisi che ha suggerito. Rapporto alle tre.

La voce desolata del mio vice si spegne con il classico suono metallico. La frequenza è criptata ed almeno sull’integrità del settore delle comunicazioni possiamo ancora contare. Ma ora sto per confrontarmi con la tipica arma di ritorsione della morente colonia di Titano: cyborg sempre più sofisticati, del tutto somiglianti ad individui realmente esistenti, sequestrati e sostituiti dai loro doppi artificiali. Di solito, il sistema nervoso viene estirpato e trasferito nella macchina, dopo l’opportuno condizionamento. Il compito di quest’efficiente assassino consiste nello spargere la maggior quantità possibile del letale virus della peste marziana. E’ talmente simile agli esseri umani, totalmente bio-compatibile, che è tuttora possibile identificarlo solo mediante un particolare bio-controllore, l’unità installata su tutte le stazioni orbitanti e le dogane terrestri. Su questa base l’inizio del contagio, fulmineo quanto letale, risale ormai a due giorni or sono, quando su Luna 3 attraccò un mercantile diretto alla colonia su Venere. Scaricò qualche cassa di viveri e quattro passeggeri, tra i quali, mia moglie… Ricordo la felicità in quei suoi meravigliosi occhi verdi: rivederci dopo sei, lunghissimi mesi! Mi sorrideva, di là dalla parete di vetro che mi separava dal settore dei passeggeri in arrivo, mentre stringeva al petto Bingo, il gatto soriano che le aveva fatto compagnia durante la mia assenza. Accanto a lei, in attesa di sottoporsi all’esame dei bio-controllori, tre cadetti dell’Accademia di Guerra Spaziale di Parigi che avrebbero atteso la coincidenza per il Comando federale di Giove. Improvvisamente, mi separò dallo sguardo di mia moglie la voce di Jura dal sensore al polso:

– Comandante! Emergenza! I bio-controllori sono disattivati! Un guasto al momento inspiegabile… i tecnici sono già al lavoro. Cosa dobbiamo fare con i nuovi arrivi?

– Avete già controllato le generalità?

– Certo, sono le persone che aspettavamo, ma il regolamento parla chiaro… Mi spiace per sua moglie.

Non sapevo cosa fare – Quando deve ripartire il mercantile?

– Subito! Giù, agli hangar, stanno trattenendo a forza il comandante. Dice che sono affari nostri se i sistemi di controllo non funzionano; ha la sua tabella di marcia da rispettare e rischia di giocarsi il turno sulla rotta interplanetaria.

– Diavolo, lo capisco. Va bene, può partire, avvertendo dell’inconveniente il prossimo nodo d’attracco; e che gli ospiti vengano esaminati dallo staff medico! – tolsi la comunicazione, furioso per il contrattempo. Avrei potuto abbracciare Lucy solo dopo qualche ora: il primo momento felice dopo sei mesi d’inferno, trascorsi a ripristinare l’intero centro di comunicazione della base, e molte unità periferiche del computer centrale, oltre ad una stazione di rilevamento esterna. Tutto lavoro dovuto all’ultima impresa di un kamikaze dell’ormai estinta flotta di Titano, che, carico d’esplosivo, si era schiantato sul secondo settore di Luna 3. Dopo aver impartito, tramite il videofono, le necessarie istruzioni, abbandonai la sala di ricevimento dei passeggeri, diretto al centro medico; nelle previsioni, le prossime quarantotto ore sarebbero state piuttosto tranquille: un cargo da filtrare sarebbe giunto dalle miniere di Saturno dopo quasi tre giorni. L’allarme scattò all’improvviso. Le sirene urlavano disperatamente mentre gli altoparlanti diramavano le istruzioni al personale che doveva ritenersi in stato d’assedio. Chiamai Jura con il sensore da polso.

– Il computer ha lanciato lo stadio d’assedio…- mi spiegò.

– Mi raggiunga in sala di comando!

Correndo tra il personale non militare che andava a rinchiudersi negli alloggi e la Vigilanza che si dirigeva alle postazioni assegnate alle singole pattuglie, arrivai in sala comando solo dopo qualche minuto trovando Jura intento a ricevere un rapporto dal centro medico, terreo in volto; balbettando mi annunciò che in infermeria una delle unità automatiche per il rilevamento biologico aveva segnalato al computer centrale un’epidemia di peste marziana.

– Le porte del settore – continuò il mio vice – sono ora bloccate dal sistema di sicurezza. Ho già parlato con il dottor Schenkel: pare che, effettivamente, si tratti di peste marziana.

– Dannazione! Mia moglie è lì!

– Sì, e con lei, l’intero staff medico e i tre cadetti. Ci sono già due vittime… Rilevazioni?!

Il responsabile della sala di comando tolse per un attimo gli occhi dal monitor e si voltò verso di noi:

– Vanderburg e Volken. Erano della vigilanza; stavano scortando gli ospiti al centro medico. I loro sensori da polso non inviano segnale.

– Se è per questo – riprese Jura – Schenkel afferma che si sono liquefatti sotto i suoi occhi mentre le porte dell’infermeria si chiudevano automaticamente. Fortunatamente, sono rimasti fuori dai locali dove sono bloccati i sei membri dello staff e gli ospiti.

– Liquefatti… Allora non c’è dubbio. Che cosa elabora il computer centrale?

Un suono inconfondibile mi fece capire che la risposta dell’elaboratore era in arrivo. La solita voce elettronica femminile annunciò:

Luna 3 è in stato d’assedio. Tramite l’unità robotizzata HJ-325 ho rilevato la presenza del virus N-9200 UK chiamato anche peste marziana. L’allarme rosso è stato esteso a tutta la base e la nostra situazione è stata comunicata al Comando Federale di New York. Siamo in quarantena.”

– Perdio! – urlai – Computer, è il comandante che stabilisce quando ordinare la quarantena!

Queste istruzioni sono parte indelebile del codice di protezione. La quarantena è stata attivata automaticamente. Le ricordo, comandante Ryne, che lei conserva il comando delle forze armate presenti nella base, il coordinamento del personale civile, e la massima autorità sull’amministrazione degli affari correnti. Io attuerò le procedure previste dal codice di protezione, ed eventuali modifiche ed integrazioni inviate dal Comando Federale riguardo lo stato d’assedio e la quarantena cui siamo sottoposti finché il contagio non sarà debellato.”

– Jura, ha sentito? Siamo sotto l’autorità del computer…

– E del Comando Federale. Non esiteranno a sacrificarci se non neutralizzeremo quel maledetto cyborg!

– Cosa dicono dalla Terra? –

– Secondo il regolamento, in caso di quarantena le comunicazioni sono sospese, a parte brevi messaggi in codice ogni dodici ore. Saremo isolati dal resto dell’Universo, con il solo compito di annullare il flagello della peste marziana.

In quel momento, uno degli operatori ai monitor ci avvisò che era pronta la registrazione filmata degli eventi – La ripresa delle telecamere – spiegò il tecnico- inizia mentre si stanno aprendo le porte dell’ascensore…

Sullo schermo olografico apparvero le figure tridimensionali di Lucy, con il braccio il suo gatto soriano, i tre cadetti dell’Accademia, giovanissimi, e i due soldati della Vigilanza che, come prescrive il regolamento, tenevano il gruppo degli ospiti sotto il tiro dei phaser. Improvvisamente, mentre l’immagine di mia moglie varcava la soglia dell’infermeria, vidi i due soldati portarsi le mani al collo, e, nel medesimo istante, una nebbiolina verde diffondersi nell’aria. I due disgraziati crollarono in ginocchio, mentre la carne dei loro volti e delle mani si spaccava in centinaia di piccole fratture sprizzando sangue; le loro tute ben presto si gonfiarono come contenessero un liquido in ebollizione, ed in meno di dieci secondi i due corpi si sciolsero in una pozza di liquame rossastro schiumoso.

– Le porte dell’infermeria si sono chiuse in tempo- mormorò l’attonito Jura – Ma se il cyborg è lì con loro…Schenkel era sulla porta, ma non è riuscito a vedere chi ha spruzzato il micidiale virus!

– Perché i suoi uomini non indossavano caschi con respiratori? – chiesi a Van der Hoeken, l’anziano capo della Vigilanza, accorso in sala comando per assistere alla fine dei due malcapitati.

– Probabilmente perché sapevano che tute, caschi e respiratori non servono a un bel niente contro la peste marziana! I Titaniani la usano contro le nostre truppe d’assalto perché il virus riesce a disgregare anche l’acciaio temperato al Vibranium. Penetra e scioglie qualunque materiale e tessuto organico.

– E’ vero – confermò Vulzov, il capo-chimico – E’ questo il motivo per cui possiamo bombardare Titano dallo spazio, ma non ancora invaderla. Basta un milligrammo di liquido di coltura del virus per far sciogliere come neve al sole un blindato di prima classe.

– Possibile che proprio nulla resista almeno per qualche secondo alla sua azione?

– Solo alcune leghe attualmente prodotte, in quantità assai limitata, nelle fonderie di Venere pare che abbiano tali proprietà… – rispose, laconico, Vulzov.

– Comandante! – mi chiamò Jura – Vede come sta mangiando il pavimento del corridoio? – ed indicò con la mano l’ambiente olografico: dopo aver completamente mangiato i corpi dei due soldati, la sostanza verdastra stava corrodendo l’acciaio vetroso del pavimento, la lega più leggera e resistente dell’Universo!

– Niente paura – intervenne Vulzov – ha una capacità corrosiva limitata ai due-tre minuti. Non riuscirà ad arrivare al piano sottostante. Inoltre, un cyborg assassino, di solito, non ne contiene più di cinque milligrammi. Il problema è che il virus si riproduce solo a contatto con la materia organica; in pratica, si nutre di composti azotati. Per un’efficace azione distruttiva, dovrà uccidere ancora.

– Schenkel, dall’infermeria! – urlò un altro operatore.

– Comandante Ryne, mi ascolta? – La voce dell’ufficiale si diffuse dagli altoparlanti, ma il suo volto non apparve né sui monitor né tramite il riproduttore olografico

– Il computer non permette la trasmissione d’immagini dalla zona infetta – spiegò Jura – e loro non possono vedere noi. E’ l’unico modo per evitare che il cyborg possa avere informazioni utili sulla sala-comando.

– Schenkel, qual è la situazione?

– Ormai sapete che uno dei nuovi arrivi è un cyborg assassino ma non sono in grado di identificarlo. Sono qui con gli ospiti, ed il resto del personale medico è nell’altra stanza. La porta automatica ci divide. Tengo i nostri ospiti sotto la mira del mio phaser. Il computer blocca tutte le porte e, male che vada, moriremo solo noi… In ogni caso, sua moglie sta bene, e vuole parlarle…

– Martin, sono io… – sentita la voce di Lucy mormorare quelle parole incerte, me la immaginai pallida, tremante – E’ successo tutto in un attimo… E non sappiamo neanche chi è stato.

– Amore, sta calma. Non possiamo entrare perché il computer centrale ha preso il controllo delle operazioni in base al protocollo d’emergenza che non ammette deroghe. Non ti staccare da Schenkel.

Un cenno a Jura e lui tolse la comunicazione.

– Tutto il personale – disse poi – è chiuso negli alloggi e la Vigilanza sorveglia i gangli vitali della base. Il computer controlla e regolare il sistema di mantenimento e… – L’allarme suonò nuovamente, interrompendo il rapporto del Giapponese. I monitor furono sintonizzati immediatamente alle telecamere del corridoio d’accesso alla sala-ricevimento – I bio-controllori! – esclamò Jura – E la squadra numero due è ancora al lavoro! Del resto, sarebbero comunque bloccati lì.

Sullo schermo olografico apparvero i due operai che, bestemmiando, controllavano vani nel muro dai quali spuntavano cavi e schede biotroniche; Cuentas, l’esperto tecnico che li dirigeva, alzò lo sguardo verso le telecamere, poi avvicinò il sensore da polso alla bocca.

– Ah! finalmente ci ricevete! Siamo prigionieri del computer, vero? – chiese allegramente – Proprio come otto anni fa, quando mi trovavo sulla prima base orbitante di Plutone…

– Cuentas, sono il comandante. State attenti! Il computer segnala pericolo dalle vostre parti. Jura sta impartendo ordini alla Vigilanza del settore. Avete la peste marziana alle calcagna, probabilmente!

– Ma che diavolo dice?! Il cyborg non è bloccato in infermeria?

– Lo calmi – suggerì Van der Hoeken – Non devono interrompere i lavori. Potrebbe trattarsi d’un errore della centralina periferica di rilevamento.

– Cuentas, come vanno i lavori?

– Umpf! Secondo me, si tratta di sabotaggio! Apparentemente, c’è stato un sovraccarico nella piastra d’alimentazione e, se fosse solo questo, ci vorrebbero una quindicina d’ore di lavoro. In pratica, sono saltati gli schemi di difesa dalle intrusioni elettromagnetiche; invece che dati di ritorno, sono pervenuti all’elaboratore flussi d’energia elettrica. Inspiegabile!

– Jura, analisi del computer?

– Conferma l’allarme rosso. E il sabotaggio. Senta, a mio parere, quei tre sono in pericolo mortale! La Vigilanza è dietro la porta della sala, ma ovviamente non può entrare.

In quel momento, vidi una sottile nebbia verde invadere l’ampio locale dove operavano i tre uomini. Gli operai furono i primi a morire; Cuentas arretrò, urlando, fin sotto i bio-controllori, poi si portò le mani alla gola e crollò sul pavimento già bagnato dal sangue dei compagni. L’orrore gelò la sala-comando e solo dopo qualche minuto, Jura riuscì a dire:

– E’… è uscita dal condotto d’aerazione.

– Quindi il cyborg è lì dentro… – Vulzov era incredulo – Ma com’è possibile? E’ un condotto largo appena sedici centimetri… nessuno potrebbe infilarsi lì dentro!

– Nessuno con le dimensioni d’un essere umano… Il gatto di mia moglie! – urlai – Quel maledetto gatto!

Jura mi guardò, esterrefatto. Poi, fissò di nuovo la luce rossa della spia mentre suonava l’ennesimo allarme. – Si sta dirigendo qui! Se si muove attraverso i condotti d’aerazione, è sotto di noi, a meno di tre metri…

Ordinai di sgombrare la sala, dopo aver impartito i relativi ordini al computer centrale, essendo quel settore l’unico non sottoposto a vincoli particolari per esigenze operative; dettai i codici d’emergenza direttamente dal sensore da polso e subito si bloccarono le porte d’accesso. Per quel che poteva servire.

– Jura, andate tutti nella sala comunicazioni. Rapporto ogni mezzora attraverso le frequenze criptate dirette al mio sensore. Van der Hoeken, mi passi il suo mitragliatore e comandi ai suoi uomini di ritirarsi immediatamente in sala comunicazioni: l’unico punto di Luna 3 totalmente isolato e sigillato, dato che contiene la memoria del computer centrale e la sessione direttamente collegata alla Terra. Una volta chiusa la porta alle vostre spalle, avrete trentasei ore d’ossigeno e di provviste. In questo lasso di tempo, il cyborg non potrà assolutamente raggiungervi, a meno che non disponga di cariche plasmatiche ad alto potenziale per abbattere le porte di titanium. Intanto, io sarò il solo a potermi muovere per i corridoi della base e conto di attirare quel maledetto in un duello faccia a faccia.

– Spari da lontano, comandante – raccomandò Jura – perché se anche riuscisse ad abbattere il mostro, non sfuggirà al virus!

Da quel momento, sono trascorse trentadue ore. Jura non è riuscito a darmi notizie di mia moglie. Nel frattempo, il maledetto cyborg ha seminato morte per tutta la base, mentre le sirene accompagnavano la triste fine del settanta per cento del personale e della Vigilanza. Ho trovato, nel mio vagabondare, i resti liquefatti di molti dei miei uomini, mentre gridavo con tutto il fiato al mostro di raggiungermi; ma, ad ogni allarme, operai, tecnici, ausiliari ed agenti armati hanno violato la consegna e sono usciti dai loro alloggi: il terrore della peste marziana è stato più forte della razionalità. Mentre le porte che dividono i settori sono rimaste chiuse, il cyborg ha potuto attaccarli con facilità, ottimizzando la dispersione della sostanza virale; inoltre, il virus ha potuto nutrirsi di gruppi consistenti di corpi, riproducendosi abbondantemente. Ora, il 67% della base è invaso del contagio, almeno secondo le stime del computer centrale. Gli unici superstiti tra quanti la popolavano prima dell’attacco, sono riuniti in sala comunicazioni e, spero, in infermeria. Jones e Xavier, due agenti della Vigilanza barricati in sala mensa, a venti metri di corridoio da qui, stavano diventando tutt’uno con il pavimento mentre passavo da lì. E’ ora di chiamare Jura:

– Tenente, se il cyborg continua a muoversi utilizzando i condotti dell’aria, vuol dire che utilizza parte del virus per eliminare le chiusure ad ogni nodo di passaggio; il computer dovrebbe segnalare il danno e dare quindi una mappa dei suoi spostamenti!

– Provo ad interrogarlo… E’ vero, una debole traccia del malfunzionamento dei condotti resta nel database dei processori di ogni nodo! Ora sembra che stia tornando indietro, verso l’infermeria!

Torno sui miei passi, cercando di superare la sua notevole velocità. Suona, insistente ed inutile, la sirena mentre, correndo per i corridoi di Luna 3, cerco di non calpestare i poveri resti di quelli che erano i miei uomini. Non sento il classico odore della morte perché il virus si nutre anche di quello. I pavimenti risultano danneggiati in più punti e non è possibile utilizzare gli ascensori. Alcune zone sono rimaste al buio perché le unità periferiche del computer sono state in più punti disattivate dalla corrosione virale. Finalmente, arrivo in infermeria, dopo novi minuti di corsa affannosa. Come previsto, la porta si spalanca al mio ordine. A terra, solo un’oscena pozza ribollente di materia organica in decomposizione dove galleggiano i resti delle divise sintetiche federali.

– Martin, amore! – urla Lucy, sorridente, bellissima. Apre le braccia, correndo verso di me. Non mi aspettavo di trovarla ancora in vita e, mentre la commozione allenta i miei riflessi, lei mi abbraccia, mormorando:

– Il mio gatto… non potevo sapere…

Sento strani rumori metallici, alla mia destra. Mi stacco bruscamente da mia moglie, guardando la bocca d’aerazione. In una frazione di secondo, punto il mitragliatore e sparo ripetutamente contro una forma scura che, velocissima, piroetta in aria e cade sul pavimento mentre i miei colpi la inseguono. L’ultima scarica la sfiora appena… posso vedere finalmente il gatto, mezzo bruciacchiato, restare immobile a due metri da Lucy.

– Stava per aggredirti…

Ma lei sorride ancora – Ha seguitol’odore della sua preda per tutta la base, mentre decimava i tuoi uomini… – poi tace per spalancare la bocca… Vedo spuntare da quelle fauci un grosso topo che scende agilmente dal collo e balza sul pavimento.

Non posso reagire, paralizzato dalla sorpresa e dall’orrore. Il topo avanza lentamente, fissandomi con due occhi neri, lucenti, spaventosi, e Lucy, la sua oscena tana, ride sguaiatamente…Schenkel ed i tre cadetti non hanno avuto scampo, pensando che il cyborg fosse il gatto!

Guardo il caricatore del mitra: ho un solo colpo. Gli occhi metallici del mostro fissano il mio viso. Quella che prima del criminale trattamento dei Titaniani era mia moglie continua a ridere. L’ultima scarica del mio mitra fa volare lontano il sorriso che tanto ho amato. Mi preparo a morire ma, con la coda dell’occhio, vedo il corpo del gatto scosso da un violento sussulto. L’animale si alza sulle zampe, faticosamente: l’istinto e l’orgoglio sono più forti del dolore… balza sul topo, lo ghermisce, gli stacca la testa e la ingoia.

Esco dall’infermeria prima che morda il serbatoio del micidiale virus.

racconto di Marco Caruso – ogni diritto riservato

CYBKILLERultima modifica: 2008-01-29T18:55:00+01:00da marcar2007
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