Archivi tag: vittime sacrificabili

La pandemia nella psiche

Quando ho immaginato i racconti che fanno parte di VITTIME SACRIFICABILI avevo in mente di comporre una raccolta che rendesse possibile ragionare sui tipi di contagio che possono interessare l’essere umano.

 Esistono contagi da agenti patogeni (virus o batteri) che provengono dall’ambiente o da altri esseri viventi. Esistono poi azioni contagianti che provengono da territori inesplorati nella nostra psiche che può essere interessata in vari modi da forze o energie provenienti da altrove.

Nella raccolta, pertanto, trovate i seguenti racconti: 

Miracolo a Napoli dove si racconta la storia ambientata durante l’epidemia di colera nel 1910 quando tre coraggiose donne affermarono di aver sconfitto il contagio portandosi spicchi d’aglio in tasca.

Tanti motivi per sparire narra invece l’inquietante evento legato alla sparizione di due studenti in Papuasia causata dal rinascere piuttosto traumatico di un contagio dovuto alla Morbo di Creutzfeldt-Jakob e legato all’ingestione di carne umana e dell’indagine svolta in quei luoghi da un commissario di polizia vicino alla pensione.

Come il vento racconta la perversa passione per una donna misteriosa che spinge un tranquillo impiegato a intraprendere una caccia a questa dark lady che finirà per coinvolgerlo nel suo stesso gioco criminale. 

Freetown è il titolo di un racconto basato sull’avventura vissuta da due reporter britannici durante la propagazione dell’epidemia da Ebola nella capitale della Sierra Leone, chiusi nel loro albergo per una quarantena stabilita  dalle autorità e di come riuscirono a liberarsi e fuggire.

La vetta è la cronaca della fuga di un ragazzo dal suo villaggio per cercare di non ammalarsi durante la quarantena stabilita dalle autorità in seguito al propagarsi di un male sconosciuto. La sua ascesa verso un rifugio montano diventa l’occasione per poter comprendere il senso della propria vita e della morte che si avvicina.

Il caso Notte Comune racconta l’avventura di uno sconclusionato investigatore privato emigrato a Milano che deve svolgere un’indagine sulla figlia di un senatore ucciso anni prima da una setta esoterica a Roma. Innamorato perdutamente della donna, ne pagherà le conseguenze come qualunque contagiato dal male incurabile dell’innamoramento.

Vittime sacrificabili fornisce il titolo alla raccolta e spiega come nel futuro prossimo vedranno la nostra attuale avventura e i drammi provocati dalla pandemia.

Missione senza fine racconta di un esperimento compiuto sulla psiche di un militare malato nel tentativo di fargli ricordare cosa ha visto realmente durante l’ultima missione segreta in una città infestata da un male terribile.

Questi racconti compongono una raccolta a mio parere molto interessante e centrata sull’argomento dei vari tipi di contagi che possono far ammalare corpo e psiche di noi esseri umani con le conseguenze più imprevedibili.

La raccolta VITTIME SACRIFICABILI, come altre opere, è disponibile a soli 99 centesimi per essere scaricata immediatamente dalla pagina raggiungibile cliccando sulla copertina del libro.

immagine amazon

Per quale motivo si parla di dittatura sanitaria

Era l’inizio del 2020 e iniziai a scrivere una raccolta di racconti intitolata VITTIME SACRIFICABILI. Il tema del contagio è infatti molto presente in ogni società, di ogni continente, e spesso utilizzato per scopi puramente politici e di controllo sociale. Basta leggere la pagina di Wikipedia italia, fatta abbastanza bene anche se carente di determinate informazioni, per esempio, relative a momenti epidemici nel mondo narrati nel mio libro.

VITTIME SACRIFICABILI è stato scritto perché esistono vari tipi di contagio non solo relativi a malattie del corpo. Esiste anche un contagio psichico perché l’essere umano è intimamente legato ai suoi due corpi principali: il fisico e il corpo psichico e l’interazione tra questi determina il comportamento della gente.

Durante i momenti in cui è massimo il terrore del contagio, infatti, la componente psicologica è determinante sia per calcolare l’impatto della malattia sia per immaginarne le conseguenze sulle masse popolari.

Il mancato controllo della psiche della gente, generalmente, porta a disastri aggiuntivi a qualsiasi male del corpo.

Nel libro cito diversi tipi di contagio e anche una forma particolarmente acuta di contagio psichico. Vi consiglio la lettura anche perché rimane un libro attualissimo e di simili non ne troverete in libreria.

Anche questo offerto a un prezzo praticamente simbolico in quanto da scrittore completamente escluso dalla grande editoria, la diffusione massima dei miei libri resta il grande obiettivo da raggiungere.

Inoltre, libri come questo possono contribuire alla compresione generale di quella che si può definire una dittatura sanitaria, per quali cause si instaura, e per quale motivo è addirittura peggiore di qualunque male del corpo, contagio o malattia che si possa immaginare.

Da noi, i pessimi governi Conte e Conte bis e ancora peggio l’attuale governo Draghi hanno utilizzato l’epidemia per stabilire un regime sanitario durissimo e portatore di effetti collaterali dannosissimi per la democrazia al pari dei vari sieri prodotti dalle multinazionali di Big Pharma che hanno provocato talvolta danni gravi e persino mortali.

Buona lettura e buona resistenza al regime.

immagine amazon

Un Natale vietato?

Le polemiche sorte dopo l’imbarazzo della Ue davanti alla parola Natale (fatto avvenuto perché una delle linee guida aveva lo scopo di illustrare le diversità nella cultura europea e quindi mostrare la linea inclusiva della Commissione) dimostra tutta l’allergia delle Elite davanti alle tradizioni sociali, culturali o religiose dei vari popoli che si trovano a far parte della presunta famiglia europea.

A voler essere buoni, ma almeno un minimo intelligenti, formare una famiglia di popoli diversi sull’unico interesse che può rappresentare una moneta, comunque è da poveri derelitti, eppure è quel che è stato fatto. Poi, nel tempo, sono arrivate le aggiunte, e le linee guida, di volta in volta sgradite a un paese o a un gruppo di paesi, come la libera circolazione (ai tempi del Super Green Pass viene veramente da sbellicarsi dalle risa, amare) o gli standard su ogni aspetto della vita in questo continente, comprese la misura delle vongole come faceva finta di protestare un noto politico prima di diventare uno dei servitori del massimo tecnocrate europeo.

Per lor signori, la famiglia europea è tutto questo. Per me, è solo un insieme di consigli che si sono dotati di una collezione di norme chiamate comunitarie e che vengono imposte con la forza di un supposto diritto internazionale se e quando conviene. Tanto è vero che i giuristi italiani si stanno affannando a chiedersi come mai le norme europee sul Green Pass sono assolutamente più liberali dell’assurdo regime imposto in Italia dove si vieta di circolare, di usufruire di servizi e locali, e persino di lavorare senza dimostrare allo Stato di essere vaccinati o,  almeno, di essersi sottoposti a un altro e diverso trattamento sanitario che si chiama tampone molecolare e che rientra anch’esso nell’assoluto divieto di imporre  trattamenti sanitari senza consenso informato.

Un consenso che nel Green pass viene obbligato e quindi estorto. Non so quanti quintali di testi già elevati a norma nazionale dovranno essere scagliati nel cestino delle università del Diritto con l’indubbio aggravio delle già scarse possibilità di riciclo dei materiali fin qui dimostrato.

immagine amazon

Il regime italiano incarnato nel governo Draghi tira dritto ed anzi non vuol sentir ragioni e dai banchi del governo europeo non si muove foglia nonostante le denunce dei parlamentari di tutta Europa su tale questione. Anzi, potremmo verificare facilmente che sono i popoli europei che stanno manifestando, persino duramente, la loro contrarietà a queste norme obbligate dalle Elite a Davos e puntualmente applicate dai loro sodali politici in ogni nazione o ex nazione europea. Norme che almeno secondo i cittadini svizzeri sono persino giuste.

Le dittature contano sempre su una certa, consistente, base popolare all’inizio del loro percorso.

Questi territori si dimostrano per quel che sono sempre stati: semplici divisioni amministrative di un potere elitario che ha visto nei suoi centri manifesti: Vaticano, Stato di Columbia americano e Corona inglese, i suoi momenti di vera autorità concreta.

La Chiesa cattolica ha volentieri recitato il ruolo di grande centro di indirizzo del potere mondiale, coadiuvata dagli Stati Uniti nel ruolo di gendarme armato e dagli eredi dell’Impero Britannico che gestivano il commercio ovunque.

Quest’ordine mondiale ha comunque avuto bisogno di due guerre tremende che hanno generato centinaia di milioni di morti nel pianeta per funzionare, a modo loro, ovviamente. Ora, le Elite vincenti (c’è una parte di loro che cerca di resistere) vogliono imporre un controllo assoluto di base, utilizzando varie sostanze per inserire semi conduttori nel corpo umano e quindi poterci manovrare come marionette tramite le alte frequenze del 5G e del 6G e quelle che verranno dopo.

Questa tecnologia è stata già ampiamente illustrata nelle loro riunioni su base scientifica: i semi-conduttori si possono ridurre a circolare mediante liquidi che, entrando nel corpo umano riescono a riaggregarsi e funzionare come microchip metallici. Tramite questi è già stato spiegato come sia possibile inserire sostanze nel corpo per esempio a fini curativi. Altri fini sono però perfettamente ipotizzabili. Leggete QUI.

Non a caso un cenno su tali frequenze esiste anche nel già citato Trattato del Quirinale. Ebbene, qualcuno si meraviglia che due paesi che fanno parte della famiglia europea firmino trattati tra di loro. Questa abitudine delle Elite corrisponde all’esigenza di operare congiuntamente in uno o più territrori quando esistono motivazioni particolari e urgenti. Esempio,  il Trattato di Aquisgrana, firmato da Francia e Germania nel 2019.

La Francia, quindi, si è premurata di avere mano libera nel centro economico d’Europa e questo deve far pensare. Quando lor signori mettono mano a nuovi trattati, ci sarebbe sempre da chiedersi a chi conviene una firma piuttosto che un’altra. E queste, nuove, levate di scudi, soprattutto dall’Italia, per difendere il Natale, ovvero la presunta nascita di Gesù Cristo (non esistono, ad oggi, prove reali della sua nascita e di quando sarebbe avvenuta a parte i Vangeli, scritti secoli dopo la presunta morte e resurrezione del Cristo dai patrizi romani) devono esserestrategiche riguardo una delle parti in gioco.

Molto probabilmente, questa levata di scudi per difendere, e giustamente aggiungo io, il Natale proviene dalla necessità di prestare soccorso a una delle parti coinvolte, in Vaticano, nella lotta per il potere. Mai come oggi la posizione dell’attuale capo politico del più piccolo ma potente stato della Terra, si è fatta precaria. Malato e duramente costestato da molti, alti, prelati, rischia di subire le stesse persecuzioni dell’altro Papa, che pare proprio non si sia mai veramente dimesso.

Cercate su Youtube un mirabile video prodotto dal canale di Mauro Biglino sull’argomento che in qualche modo spiega l’intera questione.

Nella dimamica dello scontro tra fazioni elitarie non possiamo che augurarci vinca la parte che non approva questo terribile regime terapeutico che sta eliminando ogni libertà precedente che credevamo inviolabile e incontestabile.

Dobbiamo sperarlo con tutto noi stessi perché lor signori non si fermeranno qui. Se temete qualcosa di terribile, ebbene, lo vedrete presto realizzarsi. Ricordate come hanno saputo e purtroppo potuto cambiare la nostra vita in soli due anni. Riflettete e, se potete, comprendete.  Vi servirà per orientarvi su come difendervi. Se volete aver un’ideaaggijntiva tramite la narrativa contenuta nelle mie opere, visitate la mia pagina Amazon, almeno finché funziona.

Racconto gratuito

Sulla mia pagina Amazon, come sapete, potrete trovare romanzi e racconti perlopiù al costo di un caffè al bar.

Oggi vi faccio omaggio di un doeiracocnti contenuti nella raccolta VITTIME SACRIFICABILI.

Buona lettura.

 

MIRACOLO A NAPOLI

 

Spesso sentiamo parlare di un termine, o meglio un concetto, che il più volte ci appare astratto e persino fantasioso. La fede, una delle facoltà umane più assimilabili alla fantasia fa certamente, talvolta, miracoli; più spesso è fonte di grandi illusioni e magari altrettante, conseguenti, delusioni.

La storia che sto per raccontare, invece, somiglia maggiormente alla cronaca e rivaluta il concetto di fede, in qualche modo. Era parte dei racconti che mia nonna paterna mi descriveva con grande abbondanza di particolari. Le sue mille storie, le poesie che scriveva, le memorie di una vita intera, trascorsa tra la gioventù a Napoli e la vita adulta nella Roma durante il Fascismo e la Guerra, generavano in me, allora bambino, un fascino incredibile. Erano tutte storie rigorosamente vere, tratte dalla memoria di una signora di circa settant’anni, lucida e saggia come poche persone di mia conoscenza.

Talvolta, mi raccontava delle imprese, per lei assolutamente fuori dal normale e dal razionale, che avevano visto per protagonista principale una sua zia materna, una suora tra l’altro nota per aver curato a mani nude i lebbrosi di Napoli senza contrarre minimamente alcuna conseguenza funesta sulla propria salute.

Una donna alta, imponente, dal viso severo ma ingentilito da rughe che sembravano conferirle la pacata serenità di una donna di fede. Portava alla cintura che stringeva la sua semplice veste da suora, un Cristo d’argento lungo quindici centimetri. Secondo lei, l’aveva protetta durante tutta la sua vita dedicata a lenire le altrui sofferenze.

Nel 1911 era cinquantenne e a quel tempo, Napoli era preda di una terribile epidemia di colera. Questo male è provocato da un bacillo, il Vibrio Cholerae, che si riproduce nell’apparato digerente dell’essere umano. Una forte diarrea è il sintomo dell’infezione insieme a notevoli dolori addominali. Il vomito accompagna queste scariche e la conseguente disidratazione limita l’emissione di urina.

Il corpo del malato diventa quindi disidratato e la sensazione della sete molto accentuata. Un’intensa sensazione di freddo, nota come fase algida, è il sintomo finale: la morte sopraggiunge nel giro di poche ore. Il problema aggiuntivo all’epoca era, specie nelle zone meno pulite della città, la contaminazione di acqua e cibo. Trovare quindi acqua pulita e nutrimento non inquinato non era facile. Napoli aveva già vissuto disgrazie simili, ventisette anni prima.

Infatti, iniziata nel maggio del 1817 nella città indiana di Calcutta, il colera cominciò a mietere migliaia di vittime anche nell’esercito inglese. Alcuni sopravvissuti fuggirono mediante il fiume Bengala e il morbo fu quindi trasportato lungo i territori di frontiera settentrionali.

Nel corso dell’anno successivo, grandi città come Delhi, Lahore, in Birmania e parte della Tailandia e della Malesia, furono contagiate. Chi viaggiava lungo lo stretto tra l’Oceano indiano e l’Oceano Pacifico, sparse il contagio anche a Sumatra, nel Borneo e persino nelle Filippine.

Le vittime erano centinaia di migliaia e abbondavano negli strati più poveri delle popolazioni arrivando il morbo a contagiare comunque anche mercanti, artigiani, importatori e militari che a loro volta lo trasportarono nei paesi d’origine.

Una nave da Calcutta lo esportò infatti nell’isola Mauritius e quindi in Africa orientale. Sempre tramite i commerci, nello stesso periodo, il colera arrivò in Cina.

A causa di una repressione militare operata dagli Inglesi per combattere la tratta degli schiavi sulle coste dell’Arabia, che causò alcune migliaia di morti, brutalmente gettati in mare per la difficoltà e forse la paura nel doverli seppellire, il male raggiunse altre coste arabe e del Golfo Persico.

Nel 1822 il colera sconvolse le città lungo il Tigri e L’Eufrate e arrivò a Baghdad. L’anno successivo, arrivò in Siria e in Libia, a Tripoli.

Il freddo era considerato l’unico, vero nemico, del colera. L’Europa sperava infatti che l’inverno del 1823 avrebbe costituito una barriera sufficiente contro un male che atterriva la gente prima di preoccupare le autorità sanitaria, più temuto di qualsiasi guerra. Ma fu un calcolo errato dato che la prima città a contare i morti da colera fu la fredda Orenburg, in Russia, dove si sviluppò per ventidue mesi nonostante temperature sottozero.

Casi di colera furono quindi registrati a Mosca, nel 1830. Nell’estate successiva arrivò in Germania e soprattutto a Vienna. Solo nell’allora Impero Austro-ungarico, furono contate duecentocinquantamila vittime nonostante che le strutture igienico sanitarie fossero nettamente più avanzate che nel mondo orientale dov’era nato il micidiale morbo.

Anche allora, tuttavia, i commerci non si fermarono e il colera raggiunse l’Inghilterra a bordo di una nave commerciale partita dal Mar Baltico, fino a toccare Londra.

Nel 1832, durante il mese di marzo, Parigi entrò nel panico più totale Dopo i primi ammalati, la gente cominciò a provare orrore e rabbia. La medicina poteva fornire solo sollievo caritatevole e alcuni disordini provocati dalla cittadinanza esasperata causarono vittime persino nel personale sanitario, mentre furono distrutti ospedali e farmacie.

Altre vittime si registrarono nelle più grandi città di Belgio, Olanda, Portogallo e Prussia.

In Italia arrivò nel 1837 direttamente da Nizza. Furono inizialmente colpiti il Lombardo-Veneto e quindi il Regno delle due Sicilie. Dal 1884 al 1886 toccò alla città di Napoli.

In Italia ci si accorse, proprio grazie alla spietatezza di un male tanto massacrante quanto inguaribile, che le precarie situazioni igienico-sanitarie erano alla base non della nascita del morbo ma certamente della sua estrema capacità di diffondersi. L’inchiesta ufficiale del Regno d’Italia, stabilì che ancora nel 1886, solo 1858 comuni su 8258 avevano una rete fognaria. Nelle grandi città, tra l’altro, le condizioni delle masse disagiate erano nettamente peggiori a quelle che caratterizzavano i ceti più abbienti.

A Napoli, nel lazzaretto di Nisida, si applicava da sempre una grande dedizione nella cura dei pazienti e iniziarono dei tentativi terapeutici mediante le iniezioni di acqua salina, precorritori dunque della moderna terapia praticata con soluzioni fisiologiche e puffer polisalini. Spesso, però, fu isolato, nell’acqua di mare del golfo di Napoli, il vibrione del colera.

In occasione del ritorno del colera, nel 1911, fu costituito un Comitato di pubblica assistenza a Casagiove, circa trenta chilometri dal capoluogo partenopeo. Alcune personalità si riunirono in questo comitato per portare in ogni modo assistenza a chiunque si fosse ammalato.

A presiedere tale comitato, l’avvocato Giovanni Tescione che verso la fine del mese di giugno 1911, scrisse: “il terribile morbo” pel tramite di qualche operaio che si era recato a trovar lavoro nei dintorni di Napoli, fece la sua funesta apparizione in Casagiove e si diffuse con una rapidità che sbalordiva. La crudeltà del male non conosce limiti”.

Nella grande città, invece, fu il dottor Henry Downes Geddings, a lanciare l’allarme. Si trattava di un ufficiale medico statunitense del servizio sanitario pubblico, di stanza nella città portuale italiana fin dall’inizio Novecento, quando Napoli era un centro importantissimo per il controllo delle migrazioni intercontinentali verso l’America, ma anche un obiettivo sensibile per le attenzioni dei servizi di “intelligence” nel Mediterraneo riguardo la sorveglianza sanitaria americana. 

Infatti, durante l’estate del 1910, il colera cominciò a mietere le prime vittime a Napoli, e Geddings scrisse subito al capo del servizio sanitario italiano a Roma, dichiarandosi molto preoccupato dato che l’epidemia di colera del 1884 aveva devastato la città, uccidendo circa seimila persone, due terzi dei decessi totali in Italia.

Il comune prese allora il provvedimento di edificare l’acquedotto del Serino, operazioni poi eseguita in tre anni, oltre a riqualificare alcuni quartieri particolarmente degradati.

Purtroppo, le autorità sanitarie italiane stavolta non presero troppo sul serio la diagnosi del medico americano: per loro si trattava di casi di grave enterite. Passò un altro mese prima che l’allarme di Geddings fosse ascoltato davvero. Tuttavia le migrazioni non attendevano e quindi l’otto di settembre, l’ufficiale medico decise di scrivere ai suoi superiori a New York per denunciare l’esistenza di un’epidemia nascosta e descrivere quali misure di profilassi sarebbero state necessarie da mettere in atto nel porto. “Vivevo in un paradiso degli ingenui, degli stolti” commentò nella sue lettera.

Ma il vero motivo che spinse le autorità italiane a nascondere, inizialmente, il grave contagio fu la politica decisa a Roma da Giolitti. Sotto la sua egida il governo dichiarò l’epidemia finita dopo appena un mese, nell’autunno del 1910, anche se purtroppo continuò fino alla primavera dell’anno successivo.

A Napoli, toccò come sempre a valorosi medici come Giuseppe Moscati, che prestò servizio presso gli Ospedali Riuniti, e che fu anche incaricato di effettuare ricerche sull’origine dell’epidemia: i suoi consigli su come contenerla e attenuarne gli effetti sulla popolazione, contribuirono a limitarne enormemente i danni.

A quel tempo, per chilometro quadrato, la città bassa di Napoli ospitava 130.000 abitanti, mentre nel resto della città se ne contavano 640.000.

Le tre, coraggiosissime, donne frequentarono per quasi un anno intero la città bassa, distribuendo acqua, cibo, vestiti puliti e i medicinali caritatevoli che riuscivano a portare con loro.

La suora aveva convinto le sue parenti che il Cristo che portava alla cintura le aveva riferito, in una visione notturna, che tramite l’aglio si poteva vincere il contagio. Disse loro di riempirsi le tasche di aglio fresco e bagnarsi il volto e le mani con un decotto fatto con una testina per un litro d’acqua leggermente salata.

Le tre donne, insieme a tanti altri volontari, lavorarono alacremente per lenire le terribili sofferenze provocate dal colera. Intorno a loro, le vittime, alcune centinaia, pareggiarono il numero dei malati e venivano seppellite in tutta fretta da persone terrorizzate molto al di fuori dell’abitato, senza poter compilare un registro preciso.

Alcuni preferirono barricarsi nelle case con infetti e deceduti. Alla fine le tre donne furono risparmiate del tutto. Non così un loro parente, partito per lavorare in America.

L’ultimo focolaio del terribile morbo si registrò infatti negli Stati Uniti quando la nave a vapore Moltke trasportò alcune persone infette da Napoli a New York City. Le autorità sanitarie isolarono gli infetti in quarantena su l’isola Swinburne . Le vittime furono undici tra cui uno degli operatori sanitari americani presso l’ospedale sull’isola.

Durante le epidemie peggiori che hanno flagellato le grandi concentrazioni di esseri umani che noi definiamo città, l’applicazione di rimedi semplici, uniti a una grande fede in qualcosa o qualcuno che potesse portare sollievi e salvezza, ha costituito un rimedio altrettanto efficace in rapporto a profilassi scientifica e cure mediche. Viceversa, l’arroganza e l’ingordigia di gente con pochi scrupoli ha sempre apportato disgrazie in aggiunta a eventi naturali come l’insorgenza di grandi epidemie.

****** VITTIME SACRIFICABILI è una raccolta di racconti ispirata al tema del contagio.

L’uso del coltello

Si cita spesso: usare un coltello per tagliare il pane è cosa buona, ma usarlo per far del male, non lo è certamente. Esempio calzante soprattutto per la tecnologia che, a partire dal 5 G sta preoccupando molti, finendo per coinvolgere il concetto di vaccinazione per le masse.

Tendo a considerare che non può esistere un medicamento buono e adatto a tutti. Siamo profondamente diversi e quindi non credo proprio possa esistere un fluido universale di buona salute collettiva. Scrivendo un libro di fantascienza, mi vergognerei soltanto a immaginare l’esistenza di una simile panacea.

Sono fermamente contrario all’ipotesi di obbligo vaccinale e sapete tutti quanti hanno provato a diffondere questa bestialità, tramite media sempre proni al regime in vigore. Fior di giuristi si sono arrampicati sugli specchi persino citando a sproposito il D. L.gvo 81/2008 detta anche legge quadro sulla sicurezza sul lavoro, al fine di convincere l’uditorio riguardo l’esistenza di un potere di imposizione del datore di lavoro sui propri dipendenti e quindi costringere alla vaccinazione.

Da brevi studi fatti in gioventù,  posso agilmente rammentare che nessun decreto legislativo può smentire un dettato costituzionale e tantomeno un trattato internazionale, nel caso di specie l’ Art. 32 Cost. e il Trattato di Oviedo (sul consenso informato). Gli esimi giuristi che si sono arrampicati sugli specchi,  sostendo l’obbligatorietà vaccinale, sono immediatamente scivolati in basso molto in fretta. Zitti e mosca, si dice a casa mia. Magari, esimi professori, un breve quanto opportuno ritorno sui libri potrebbe giovare?

Da modesto scrittore quale sono e insisto a essere, pretendo di studiare norme e leggi prima di divulgare il mio parere se non il mio pensiero. Talvolta, ci prendo, solo per questo motivo, molto meglio e di più rispetto a tanti soloni che straparlano anche in televisione. Conoscenza non vuol dire spregiudicatezza e parlando a braccio, come parlando per convenienza pura e semplice, è possibile andare fuori strada a forte velocità e clamorosamente.

Mi perdonerete se non resisto a bastonare chi si permette di confondere la gerarchia delle norme parlando da giurista e, aggravante massima, da un palco collettivamente inviato a tutti potenzialmente tramite l’etere.

Umiltà è la mia parola d’ordine: studiare e capire è la mia guida morale e mentale. Un Nessuno che ha ragione rispetto a tanti Qualcuno spesso vince il confronto per tali motivi. Vi sembra strano?

Stessa tecnica adotto in ogni, altra, situazione.

Capitolo tecnologia: sarebbe possibile inserire nel flusso sanguigno sostanze contenenti nanotecnologie?

Questo articolo di Dagospia mi piace citarlo perché contiene alcune indicazioni secondo me interessanti: https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/corona-chip-barbara-carfagna-cult-quot-mentre-italia-si-discute-231518.htm

Per quanto mi riguarda, sono perfettamente consapevole che la tecnologia più estrema può essere usata in ogni direzione e produrre effetti differenti. Si studia da anni la possibilità di utilizzare nanotecnologie per eliminare tumori, ad esempio.

Il problema è sempre l’uso che facciamo di qualunque oggetto, idea, persino  dei sentimenti. Intendere e operare per il bene degli altri, per il bene collettivo, per il bene supremo, dovrebbe essere la bussola che guida ognuno di noi.

Senza questo aiuto, temo che sempre ecomunque l’uso spregiudicato della conoscenza possa risultare estremamente sgradevole.

Vale anche per i vaccini. Bene fanno gli enti di controllo a stabilire come e perché sono decedute alcune persone, tra l’altro senza avere patologie pregresse a quanto leggo, dopo aver ricevuto la prima dose. Un altro motivo per esigere che sia sempre chiaro e limpido che nessuno ha l’obbligo di usare un medicamente, senza il proprio consenso informato.

Se non so, non faccio. Se non so, non parlo. Se non so, penso e rifletto.

Credo sia una libertà che dobbiamo pretendere ad alta voce.

Gli altri, i fautori del vaccino a ogni costo, fanno benissimo a seguire la loro strada,  senza minimamente pensare d’ imporla ad altri. Non esiste precauzione migliore di questa, socialmente parlando.

Lasciatemi, poi, ricordarvi che una delle raccolte pubblicate da poco, VITTIME SACRIFICABILI, parla proprio di questi argomenti. Ve la consiglio se avete voglia di riflettere su questi; tra l’altro, come ogni, mia pubblicazione, costa esattamente come un buon caffè: 99 centesimi.

Se vi va, ce lo prendiamo insieme e buona lettura oltre a buona vita.

immagine amazon

Rimedi naturali contro il male del secolo

Sono uno scrittore, lo sapete, non un biologo e tantomeno un medico. Cito dunque questo prestigioso articolo: https://hermeslife.it/quercetina-e-arginina-inibiscono-il-covid-19/ basato su studi del CNR di Cosenza.

Questi studi, tratti da un articolo del International Journal of Biological Macromolecules, hanno dimostrato l’azione inibitoria da parte della Quercetina sul Covid 19, quindi con funzione di un vero e proprio anti-virale  come sostiene il dottor Bruno Rizzuti, del CNR Nanotec.

Anche l’Arginina, secondo il professor Gaetano Santulli, presenta delle proprietà positive nei confronti delle funzioni endoteliali che vengono attaccate dal virus.

Sull’articolo trovate i chiarimenti necessari.

Lo cito perché se fosse possibile affiancare ai vaccini un insieme di cure di tipo naturale per limitare o attenuare gli effetti del virus, si potrebbero salvare molte vite di pazienti già ammalati. 

Difficilissimo sapere qualcosa degli studi su queste sostanze dato che la scienza medica punta tutto sui vaccini. 

In Tanzania, invece, il regime locale lo cura con lo zenzero. Non è uno scherzo. Si è interrotta la rilevazione e si consiglia di curare gli effetti del virus con riomedi del tutto naturali e casalinghi oltre alle preghiere. In una conferenza stampa, la ministra della Sanità ha affermato che cipolla, zenzero, limone e pepe, fanno benissimo e bisogna lavarsi bene le mani.

In Tanzania il Covid non lo conoscono ma nei paesi vicini qualche problema esiste.  In Madagascar, la pensano, più o meno, nello stesso modo.

Ma non c’è da stupirsi. Secondo questa pubblicazione della Regione Toscana,  reperibile on line:https://www.regione.toscana.it/documents/10180/25865506/MC_45.pdf/65a4b576-cf07-39f2-c74d-38f764f24954?t=1604403319789

a fine marzo 2020, una delegazione di medici cinesi, provenienti dalla provincia del Fujian, oltre a donare alcuni ventilatori polmonari, divulgò notizie e dati su prevenzione, trattamento e riabilitazione dei pazienti da Covid 19 con l’inclusione della medicina tradizionale cinese mediante formulazioni fitoterapiche, agopuntura, moxibustione, digitopressione e tecniche di movimento. Nello stesso documento si cita l’omeopatia in uso a Cuba e in India.

Ripeto: trattasi di documento molto serio che vale la pena di leggere di provenienza ufficiale dato che è stato redatto da un’azienda sanitaria istituzionale.

Nel mio libro VITTIME SACRIFICABILI, invece, trattai il contagio e le sue conseguenze sulla psiche delle persone in alcuni racconti dedicati.

Potrete trovarlo solo su Amazon al prezzo ridicolo di 0,99 centesimi. Buona lettura. 

immagine amazon   

VITTIME SACRIFICABILI

La raccolta di racconti che porta questo titolo, è ispirata al concetto del contagio ma anche a raffigurare una tipologia di vittime che dal Sistema vengono classificate come sacrificabili.

Matrix mastica letteralmente le nostre vite, e in taluni casi, questa sua spietatezza viene rappresentata con il termine, inventato da alcuni burattini della Matrice stessa, con il nome di vittime sacrificabili o sacrificali. Termine che, un tempo, si adoperava nei confronti di quanti erano sacrificati in offerta agli dei, rappresentazione terrena di spietati alieni che avevano insegnato al bestiame umano innanzitutto il sacro terrore nei loro confronti.

La raccolta che porta questo titolo mostra vari esempi di come il contagio e quindi il male talvolta invisibile agli occhi della gente, porti il disastro nella famiglia umana; ma contiene anche alcuni racconti che parlano di contagi derivanti da mali spirituali o animici che obbligano le persone a comportarsi in modo difforme e pericoloso.

La raccolta contiene uno dei racconti della Saga della Notte Comune, dove uno sgangherato investigatore privato pugliese trapiantato a Milano si ritrova in pieno nel mistero che, iniziato con il brutale omicidio di un senatore romano,  dura da molti anni e che non accenna a trovare una soluzione.

Anche VITTIME SACRIFICABILI, potete scaricare al minimo prezzo di 0,99 centesimi, comodamente, sul vostro dispositivo preferito, evitando tragitti fino alle librerie e quindi potenziali occasioni di contagio. Tra l’altro, nessuno, in Italia, è oggi in grado di offrire la qualità di queste pubblicazioni a un prezzo realmente ridicolo. Un chiaro messaggio anche nei confronti di chi pretende di gestire il regime editoriale italiano e obbligarvi ad acquistare a venti-trenta euro testi la cui qualità lascio al vostro giudizio.

immagine amazon