Archivio mensile:maggio 2008

ISTERIE e IPOCRISIE DEL MINISTRO BRUNETTA

Sono anni che l’agitatissimo, ora Ministro per la Funzione Pubblica, Renato Brunetta (lo spacciano per economista, chissà perché) tuona contro i lauti stipendi degli addetti alla P.A., gli sprechi eccetera. Da lui e dai suoi alleati di governo, con buone sponde anche dall’altra parte della (finta) barricata, di scempiaggini sul servizio pubblico ne abbiamo sentite e ne sentiremo. Parlano, tutti assieme, di giorni di assenza e di stipendi altissimi dei dipendenti pubblici. O non sanno di cosa parlano o sono in palese malafede, accompagnati dai guaiti di consenso dei loro servetti simil-giornalisti tanto di carta stampata che di televisione sempre pronti a tuonare contro i lavoratori di turno, salvo piangere lacrime di coccodrillo quando qualcuno di questi muore sul posto di lavoro. Eh, sì, perché nel gruppone dei dipendenti pubblici figurano, oltre a impiegati, operai, facchini, autisti, insegnanti, infermieri e medici anche pompieri e poliziotti. Tutti, invariabilmente, afflitti da retribuzioni ridicole e simili al settore privato. Infatti, mediamente, si informi l’isterico mini-ministro, al quinto-sesto livello della P.A., corrisponde la retribuzione di un operaio del settore privato, la mirabolante somma di 1100 euro netti mensili. Entrambi, con il sistema contributivo, prenderanno una pensione di massimo 600 euro mensili quando, dopo i fatidici 40 anni di servizio (se sopravvivono), impareranno la vera indigenza. Questi sono i grandi livelli retributivi di cui straparla Brunetta, e la verità è, insomma, che se vuoi vivere degnamente devi raggiungere almeno la dirigenza.

Ma, dice Brunetta, questi lavoratori si assentano troppo. Ora, a parte che la sua maggioranza ha dimostrato un clamoroso assenteismo proprio l’altro ieri, mentre si votava l’ennesimo favore al “suo” capo e amico Berlusconi (la questione Rete 4), i famosi 30 gg di assenza annui, senza considerare le ferie, sono la più grossa e dimostrabile balla che ci stanno raccontando. Basterebbe informarsi sulle leggi, ripeto. Se Brunetta vuole, posso fargli da consulente in modo da evitargli queste figure da incompetente nato. Ad esempio, ai lavoratori, pubblici e privati, che siano in possesso dei requisiti previsti, spettano gg 36 annui di permesso retribuito per la legge 104/92; spettano anche le assenze retribuite in caso di maternità/paternità; oltre a tre gg di permesso per cause gravi o i 4 gg per l’assistenza ai familiari malati che la legge Turco concede in aggiunta… E allora? Sono o non sono diritti stabiliti da leggi e contratti, caro Brunetta? Di quale assenteismo parli? I privati si assentano meno? Ti viene in mente che, grazie alle leggi degli ultimi anni, che hanno eletto il precariato come regola, molti dipendenti privati sono meno garantiti e quindi più ricattabili? Come, del resto, la quota di precari della P.A. che lavorano come i colleghi più fortunati ma guadagnano la metà e hanno meno diritti.

L’unico effetto, e ciò è veramente scandaloso, che ha sortito la ridicola crociata lanciata dall’ineffabile ministro è stato attirare l’attenzione sul falso problema dei pubblici (che, lo ricordo ancora al Ministro, è dal 1957 che se non lavorano è possibilissimo licenziare) e far scomparire d’incanto dalle pagine dei giornali il dramma delle morti sul lavoro dei privati. Invece di estendere i diritti a questi ultimi ed evitare la strage quotidiana che si compie ai loro danni, è meglio tuonare contro i più tutelati addetti alla P.A., costa meno, e comunque è una carta da far valere sul tavolo del rinnovo contrattuale, in ritardo di due anni. La politica italiana è questa, e, per quanto mi riguarda, penso che la stessa crociata avrebbe lanciato il campione dell’altro schieramento, il professor Ichino, se a vincere fosse stato il PD.

Che i veri mali della P.A. siano una dirigenza generalmente di provenienza politica o sindacale, le dispendiosissime consulenze esterne, il groviglio delle leggi votate da Brunetta e colleghi politici, e soprattutto la mancanza di investimenti nella cosa pubblica, i continui tagli a Sanità, Ricerca, e ministeri vari, nessuno ne parla, tantomeno i sindacati. I quali, ennesimo male aggiunto, da quando hanno ricevuto il regalone dell’assistenza fiscale, considerano forse la tutela dei lavoratori come l’ultimo dei loro compiti. State bene così e buon lavoro. 

Migrazioni o Invasioni?

Lo scrittore e poeta Raimondo Loriga, gentile lettore di questo blog (il suo blog: http://ilquintosole.myblog.it) mi chiede, nel commento dedicato ad un altro post, un parere sui provvedimenti che il nuovo governo intende prendere a riguardo dell’immigrazione clandestina… Argomento spinoso che comunque merita una risposta ponderata.

Gli analisti politici pensano, probabilmente a ragione, che tra i motivi che hanno deciso la vittoria elettorale del Popolo della Libertà, vi sia soprattutto l’insicurezza generata nelle popolazioni sia urbane che residenti in zone meno densamente popolate, dalla criminalità e dal contatto con l’emigrazione proveniente da molteplici regioni del nostro pianeta. I politici promettono ora fermezza e misure straordinarie contro l’immigrazione ed emigrazione clandestina e la micro-criminalità in genere.  A mio avviso è come cercare di fermare l’alta marea con un bicchiere. Vi spiego perché tali proclami, così come cavalcare i timori e le proteste popolari, portano parecchi voti, appunto di protesta, ma servono a poco per quanto attiene alla risoluzioni di problemi comunque reali.

Da quando esistono società organizzate stanziali, esiste anche il fenomeno della migrazione. Ricordiamo intanto che di immigrazione si parla quando un individuo si sposta all’interno di un territorio e di emigrazione quando un individuo si sposta in un luogo del tutto diverso, un altro paese, un altro continente; e che tali fenomeni sono stati sempre presenti nella storia dell’Uomo, al punto tale che già ai tempi dell’Impero Romano le stranote invasioni barbariche erano nient’altro che grandi masse di popolazione che si muoveva attratta certamente da territori migliori, bottini, conquiste e che comunque non tollerava la divisione in confini che i Romani e le altre civiltà evolute aevano stabilito.

Alcuni storici arrivano a comprendere tra le varie ragioni che portarono al declino e alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, oltre ad una inflazione titanica, anche le invasioni barbariche, quindi le emigrazioni dell’epoca. Le quali, una volta divenute organizzazioni territoriali stanziali, con la benedizione della Chiesa o meno, fondarono nuovi stati cercando di proseguire quella civiltà contro la quale avevano combattuto e vinto, ovviamente adattandola ai loro costumi e bisogni. Per gli stessi motivi nacque il Sacro Romano Impero che fu poi la barriera più efficace contro un’altra invasione, stavola caratterizzata da una diversa religione: Saraceni e Arabi da allora diventarono il primo problema dell’Occidente, cristiano o no. Ma non sono un esperto di storia e non voglio rubare il mestiere a nessuno. Voglio solo sottolineare che quel che a noi appare un’emergenza relativamente nuova e urgente è in realtà storia vecchia, trita e ritrita.

Ora, non è detto che problemi antichi non possano generare crisi attuali e drammatiche. Se tutti gli attuali cittadini romani si spostassero a Napoli, facendosi strada tra i cumuli di immondizia, renderebbero il capoluogo etneo inabitabile: è ovvio che dove vivono tre milioni di abitanti non ci sia spazio, cibo, e strutture abitative per altri quattro milioni. Nel caso nostro, assistiamo a un esercito di braccianti agricoli, lavoratori domestici, operai che da altre regioni del pianeta vengono a cercare lavoro in Italia… insieme a una buona quota di criminali e prostitute, inutile negarlo. Su questi ultimi si concentra la protesta popolare, coinvolgendo anche il nomadismo, altra vecchia questione. E’ indubbio che se tutti i migranti fossero bravi, buoni, belli e operosi, probabilmente le Destre dovrebbero cercare altrove i loro argomenti elettorali. E invece alcuni reati (la minoranza) particolarmente invisi alla cittadinanza vengono compiuti anche da migranti stranieri, specialmente extracomunitari ma anche Romeni che extracomunitari non sono più.

Evidente a tutti che la legge Bossi-Fini non ha risolto il problema, in realtà ci dibattiamo tra la necessità di operatori in certi settori, specie l’assistenza familiare, ma anche braccia a buon mercato per i campi e per imprenditori spesso di pochi scrupoli…  e la riprovazione per gli scippi, i furti nelle ville, lo spaccio, la prostituzione eccetera, pr non parlare di una certa invadenza di matrice cinese…La clandestinità rende inoltre i migranti più ricattabili e facili prede della criminalità organizzata.  I lavori irregolari sono altro humus che attrae solo lavoratori clandestini e chi li sfrutta. E allora cosa fare?

Non voglio fare discorsi squisitamente politici ma cerco di provare a ragionare in termini estremamente pragmatici, con l’esperienza di chi vive e lavora in una grande città e soprattutto ricordando gli insegnamenti della Storia che dovrebbe essere maestra di vita oltreché materia preferita dai nostri studenti, insieme alla cosiddetta educazione civica che io chiamerei educazione costituzionale. Innanzitutto, smettiamola di commerciare armi ed esportare la democrazia (siamo alleati degli USA o sbaglio?) a suon di bombe. La gente fugge da casa sua se non ha acqua, cibo o se vede solo sopraffazione e violenza. Piantiamola di permettere che le nostre scorie (altro che nucleare, razza di ignoranti beoti!) industriali vengano esportate nel Terzo Mondo, avvelenando ulteriormente quei territori.

Ogni Paese civilizzato e industrialemte sviluppato dovrebbe “adottare” un Paese del Terzo Mondo, costruendo letteralmente il suo sviluppo,  condonando il debito pubblico, ospitando ragazzi in età scolare, studenti universitari e regalando tecnologia in ogni settore vitale, dall’agricoltura alla medicina. Che so io, l’Italia potrebbe occuparsi del Bangladesh… Lì almeno non abbiamo mai mandato uomini in armi… E senza, per carità divina, pensare di dover insegnare il nostro stile di vita o la nostra religione per forza… o daremo spunti a quanti devono vendere fanatismo religioso.

Qui da noi per combattere efficacemente la clandestinità non dobbiamo creare un nuovo reato, basta cancellare la clandestinità stessa, abolendo gli inutili permessi di soggiorno e istituendo la garanzia di soggiornare in Italia per tutti purchè ovviamente si abbia un documento valido e in mancanza si possa richiederlo nella maniera più facile e gratuita possibile. Come sanno bene gli operatori sanitari, a nessun pronto soccorso viene in mente di richiedere il permesso di soggiorno ad un malato extracomunitario… altrimenti non potremmo tenere sotto controllo eventuali epidemie o comunque malattie importate dall’estero.

Le comunità straniere, diversissime tra loro, devono avere rappresentanti liberamente eletti al loro interno che, riuniti in una Consulta nazionale, possano dialogare con le nostre autorità. Tutti riceveranno il massimo dell’assistenza possibile in cambio dell’assoluto rispetto delle nostre leggi,  del resto sempre più inserite nel contesto europeo. Sarà loro interesse isolare e denunciare i veri criminali. E’ ovvio che la permanenza in Italia dev’ essere condizionata dall’adesione alla nostra idea di legalità e di vivere civile. In questo modo si combatte la criminalità, il lavoro nero, lo sfruttamento e la prostituzione peggiore, cioè quella derivante dalla schiavitù femminile. Se l’Italia, invece di attirarsi l’odio di determinate etnie appoggiando le invasioni di altri Paesi, con la scusa delle missioni di pace (se ricevessimo a casa nostra, dopo i bombardamenti e l’occupazione straniera, altre truppe armate che vengono a prometterci pace, come reagiremmo?) si farà parte attiva nel proporre il modello che io modestamente raccomando, credo che la situazione migliorerà in tutto il mondo.

So bene che ciò non accadrà. Le buone idee non mancano e certamente persone di buon senso e maggiori responsabilità del sottoscritto potrebbero pensare e fare molto meglio. Ma gli interessi di chi commercia armi, il volere degli sfruttatori dei popoli, i bisogni dei padroni dei mercati che usufruiscono vantaggiosamente di forti dislivelli tra zone ricche e depresse del pianeta per i loro traffici, e in generale le politiche internazionali fatte ad uso e consumo dei forti e non dei giusti, faranno in modo che le migrazioni dei popoli continueranno ad essere un problema e non diventeranno mai  una risorsa e tantomeno ne combatteranno efficacemente i motivi scatenanti. Questo è il mio pensiero. Attendo il vostro.

Qualche chiarimento su questo blog

Vorrei spiegare meglio la mia decisione di ospitare su questo blog molte delle iniziative di Beppe Grillo compresi i video in  diretta il lunedì (visibile anche in differita) delle chiacchierate di Marco Travaglio. Non conosco personalmente nessuno dei due e tuttavia in virtù delle garanzie costituzionali (articolo 21) note a tutti ritengo che chiunque debba potersi esprimere come meglio crede. Certo, entrambi hanno molteplici spazi su internet, tv e giornali ma si dà il caso che qui da me troveranno ospitalità certa tutti quelli che risultano scomodi o invisi a qualcuno che sia molto potente o molto cattivo. Credo sia mio dovere offrirvi questo servizio, oltre ad annoiarvi con le mie modeste creazioni letterarie. Eppoi ho imparato che se un essere umano si pone in linea di collisione con i poteri forti, l’unico modo per dimostrargli solidarietà è replicare cento, mille, milioni di volte le sue parole. Ora, non sempre sono d’accordo con quanto dicono Grillo e Travaglio, anzi spesso mi piacerebbe poter contraddire certe affermazioni che non condivido; tuttavia in Italia da un po’ tira una brutta aria (non mi riferisco in particolare al Governo Berlusconi: non è che il precedente fosse, a mio avviso, molto meglio…ricordate il tentativo di imbavagliare i blog?) e dato che Internet è un’area libera e tale deve restare, almeno questo strumento di incredibile portata dobbiamo tutti metterlo a disposizione per il bene comune, oltre ai nostri personali interessi. La libertà di pensiero e d’espressione è senz’altro bene comune.

Ovviamente, aspetto i vostri commenti, visto che le suddette possibilità devono risultare alla portata di tutti. E se vorrete, grazie a questo ed altri siti, potrete sempre aprire un vostro spazio e riempirlo con le voci che preferirete. Se non è libertà questa…

Doverosa segnalazione

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Ennesimo scandalo all’italiana. Riporto dal blog di Beppe Grillo:
Fede costa agli italiani 350.000 euro al giorno. Dal primo gennaio 2006, con effetto retroattivo. La Corte di Giustizia Europea ha condannato l’Italia a una multa di circa 130 milioni di euro all’anno se Rete 4 non cederà a Europa 7 le frequenze che Testa d’Asfalto ha in concessione dallo Stato. Per l’Europa l’assegnazione delle frequenze in Italia non rispetta la libera prestazione dei servizi e non ha criteri di selezione obiettivi.
Questi signori avete votato, o Italiani, consolatevi se potete.

Fiera del Libro 2008

Dopo aver polemizzato pro-contro la presenza dello stato di Israele e la dedica di questa ennesima edizione della Fiera torinese, speriamo che resti il tempo per parlare del libro in Italia e di ciò che rimane dell’attività editoriale nazionale. Ormai lo sanno tutti: il miglior introito per gli editori è rappresentato dalla pubblicità e dalle provvidenze economiche dello Stato. Segue l’obbligo dei genitori di acquistare i carissimi testi scolastici per i figli. I giornali li leggono e comprano davvero in pochi, i libri ancor meno. Se invece che fare lo scrittore per hobby mi fossi dedicato alla gastronomia (altra mia passione) avrei un ottimo secondo lavoro e mangerei meglio.  Poi, sfiga nella sfiga, mi vado ad appassionare proprio del giallo e dintorni… Non dimenticherò mai quando Fanucci, di Roma, editore di nicchia ma attivissimo, mi disse: ” Scrivi bene ma non sei straniero… Si sa che gli Italiani comprano solo gialli scritti all’Estero…” Cavolo, neanche ad inventarsi uno pseudonimo… ” No, i lettori mica sono scemi!”

Forse Fanucci aveva ragione ed infatti continuo a non pubblicare. Però cucino bene. E se scrivessi libri di cucina? Il nuovo Artusi… Potrei inventare il giallo gastronomico: scopri l’ingrediente assassino… La salsa tartara in incognito. Il gamberone scomparso è annegato nel caciucco. Il mistero della maionese impazzita. Indigestione o muori. Bah, tanto qui si vendono migliaia di Henry Potter comunque. Altro che indigestione. Ho deciso: apro una trattoria. 

Denunce dei redditi sul web: confessioni di un proletario.

A proposito della pubblicazione dei dati fiscali di tutti noi Italiani sul sito dell’Agenzia delle Entrate, quasi subito bloccata dal Garante della Privacy, stavolta in quel “quasi” c’è tutto il sublime della Rete. Eh, sì, perché qualcuno ha fatto in tempo a copiare i dati così esposti e a diffonderli tramite le reti di condivisione file dette anche peer to peer.  E’ un po’ come se esponessero alcune foto intime di noi tutti. Chissà quanto ammiratori potremmo collezionare, altro che privacy. Stavolta l’intento esibizionista è stato bloccato, anche se non tempestivamente, dal Garante suddetto. Mi chiedo, se le dichiarazioni dei redditi sono previste per legge, perchè non possano essere pubblicate. Dove inizia la riservatezza e dove la libertà di conoscere i dati altrui è arduo distinguere e capire, talvolta, e questa vicenda lo conferma in pieno. Voglio esporvi il mio dramma: ricordato che sono il classico “signor Nessuno” (e quindi non vedo perchè qualcuno dovrebbe impicciarsi dei fatti fiscali miei) ho pure parecchi omonimi e alcuni sono nati lo stesso mese, giorno e anno qui a Roma; pertanto, hanno lo stesso codice fiscale. Ora, come faccio a sapere che un eventuale curiosone non mi abbia confuso con altro Marco Caruso? Ricco o povero che sia, non mi va di esser scambiato per un altro, geloso come sono della mia individualità. Pertanto, garante o no, devo confessarmi con voi:  nell’anno riguardante i dati diffusi ho guadagnato meno di 16.000 euro lordi (tempi difficili, questi) e sono sopravvissuto solo grazie a risparmi messi da parte fin dai tempi non-euro. Essere poverello sì, ma pure eventualmente scambiato per un altro magari abbiente, proprio no! Ora lo sapete: il Marco Caruso di Roma che scrive su questo blog ha finanze personali molto limitate anche perché, (ormai è noto almeno a voi) gli editori mi snobbano come la peste e non pubblicano le mie modeste creazioni letterarie. Quindi mi tocca lavorare part-time e i miei redditi sono da muro del pianto. Che si sappia in giro o no, credetemi, non cambia la mia situazione e per giunta non me ne importa un fico.