Archivio mensile:luglio 2008

Ancora fughe radioattive a Tricastin!

Una nuova fuga radiottiva di cobalto, proveniente da un reattore in manutenzione, ha investito un centinaio di operai al lavoro nella già tristemente famosa centrale francese. Da notare che anche a Roman sur Isere, nei giorni scorsi, un altro incidente, pare senza impatto ambientale, si è verificato con motivazioni analoghe. Il Codacons (e non solo) chiede indagini sulla radioattività nel nostro territorio data la vicinanza di Tricastin al confine. Io mi chiedo chi vigilerà su quanto sta avvenendo in mare e sui prodotti della pesca dato che il fiume che raffreddava il reattore francese è lì che ha riversato quanto fuoriuscito dalla sicurissima centrale atomica! Siamo in piena emergenza ambientale, altroché! Nel frattempo, ho pensato di fare qualche domanda al Dottor Antonio Menghini, un  esperto in geologia, che come noterete dalle sue risposte non è precisamente del mio stesso parere sul nucleare civile ma pone semplicemente questioni di compatibilità ambientale e tecnico-realizzative, la vera ragione che mi ha spinto a chiedere la sua gentilissima disponibilità a questa intervista. In fondo alla quale ho accluso alcune note biografiche in quanto mi sembrava importante sottolineare la professionalità e la preparazione di questo importante studioso e ricercatore che ancora ringrazio per la cortesia.

L’Italia come può essere classificata dal punto di vista della stabilità idro-geologica? Vi sono differenze significatve da zona a zona?  

Purtroppo l’Italia è una delle nazioni europee con il più alto rischio idrogeologico. Esistono fattori naturali intrinsechi, legati all’età giovane, dal punto di vista geologico, del territorio, per cui ampie zone d’Italia sono soggette a frane, inondazioni, cedimenti, etc. Poi ci mettiamo del nostro a peggiorare la situazione: c’è ancora una scarsa attenzione nel verificare la fattibilità degli interventi edilizi, troppo spesso non corredati da adeguate indagini geologiche. Se per ogni intervento importante fossero effettivamente realizzati gli studi geologici (previsti per altro dalla Legge ma che troppo spesso non vengono eseguiti o, peggio ancora, vengono realizzati da figure professionali non idonee, gli Ingegneri in primis [un esempio di questi giorni: due discariche Campane individuate dal Decreto sui Rifiuti, Sant’Angelo dei Lombardi e Savignano Irpino, hanno a corredo relazioni geologiche firmate da Ingegneri !], la sitauzione sarebbe decisamente migliore. 
 
– In quali zone del nostro Paese si riscontra il maggior rischio sismico?

Può trovare riferimenti dettagliati su uno dei primi interventi sul sito Canino info, dove parlavo della nuova classificazione sismica. Sintetizzando il rischio maggiore lo si ha lungo tutta la dorsale Appenninica, sul Friuli orientale e sulla Sicilia orientale (praticamente dove verrà realizzato il Ponte sullo Stretto)
 
– Vi sono località assolutamente al riparo da rischi di terremoti e inondazioni?

In termini di probabilità sì, nel senso che esistono zone dove il rischio sismico e quello alluvionale è decisamente trascurabile. Le condizioni geologiche per realizzare un impianto nucleare ci sarebbero quindi ed il sito di Montalto di Castro fu selezionato proprio perché si tratta della zona a minor sismicità del Lazio (e anche di tutta Italia)
 
– Secondo la Sua esperienza, il territorio italiano presenta particolari problemi di sicurezza riguardo l’eventuale presenza di centrali termo-nucleari?

Non sono un esperto in materia. Limitandomi all’aspetto geologico vale la risposta precedente
 
– Come giudica l’idea di tornare al nucleare civile?

Come geologo non possiedo i mezzi per esprimere un parere tecnico. Come cittadino ritengo che esistano valide alternative che possono avere anche ripercussioni più immediate sulla bolletta energetica: mi riferisco alle energie rinnovabili, purtroppo ancora trascurate dai nostri governanti
 
– Sinceramente, conoscendo la realtà geologica dell’Italia, vivrebbe ad un mezzo chilometro di di distanza da una centrale termo-nucleare raffreddata con acqua libera?
 

Più che la realtà geologica, mi preoccupa la realtà “tecnica” degli Italiani: se si fanno discariche di rifiuti in barba ad elementari principi geologici, senza che ci sia stato il minimo controllo da parte degli enti preposti a vigilare, temo che il sito che dovrà accogliere le scorie nucleari (un problema che non va assolutamente trascurato) verrà prescelto in base a considerazioni del tutto estranee alla scienza. 

Provocatoriamente direi che sarei pure favorevole al nucleare, a patto però che venga realizzato e gestito da stranieri: noi Italiani siamo poco affidabili !

Antonio Menghini, nato a Canino (VT) il 06/07/1965, residente in Viterbo, Strada Roncone 10B. Laureato in Scienze Geologiche, presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, il 19/12/1989 con la votazione di 109/110. Iscritto all’Ordine Regionale dei Geologi del Lazio con il n°710, alla Società Geologia Italiana ed alle seguenti società internazionali di geofisica: European EEGS, EEGS, EAGE, SEG. Opera dal 1990, come libero professionista, nel campo della geologia e della geofisica applicata all’ingegneria, ambiente, idrogeologia, geotermia ed archeologia, adottando metodi elettrici in c.c., elettromagnetici nel dominio del tempo e della frequenza, magnetici e sismici a rifrazione. Nel corso del 2001 è stato coinvolto, come esperto del meodo TDEM, nel progetto Mars-MUSES (insieme all’Agenzia Spaziale Italiana, al C.N.R. ed all’Istiuto di Fisica Interplanetaria), per la messa a punto di un sistema robotizzato per la ricerca di acqua e ghiaccio su Marte. Dal 2006 lavora come consulente geofisico per la compagnia petrolifera norvegese Rocksource (per lo sviluppo di tecniche EM per la ricerca degli idrocarburi) e per la compagnia mineraria norvegese Nordic Minino.

E’ Editore Associato della rivista Journal of Environmental and Engineering Geophysics (organo ufficiale della EEGS), in qualità di esperto nel settore EM ed elettrico.

 

Nei prossimi articoli torneremo sulle questioni ambientali e geologiche italiane, prima di affrontare il problema dei costi e della fattibilità dell’assurda idea di tornare al nucleare civile. Seguite questo blog e ovviamente inviate i vostri commenti! 

Segni dal cielo

MASSIMO FRATINI, il noto ricercatore indipendente, presenta una nuova rivista pubblicata su dvd

S E G N I  DAL  C I E L O

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Nel primo numero
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  • Documenti segreti UFO delassificati
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avvistamenti UFO, Incontri ravvicinati –

Scie Chimiche-  Black Project (Tecnologie Segrete)

  Scienze di Frontiera –  Crop Circle

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A Tricastin follia su follia!

dc248a4cefccd7a519d86ce0d8c3ccf6.jpgNuove e sconcertanti notizie dalla centrale di Tricastin, in Francia. I fiumi Gaffiere e Lauzon, dove secondo le autorità la radiottività sarebbe in  diminuzione la radioattività (leggi: scaricato l’uranio in mare) non sono le uniche vie d’acqua ad essere inquinate. Grazie al disastro della centrale, infatti, più a Sud, in un punto denominato AEP4 è stato registrato un tasso di uranio fluttuante con punte di 64 micro-grammi al litro! Le autorità non si spiegano il fatto ma la Commissione ricerca e informazione indipendente Criirad sostiene che tale inquinamento radioattivo sarebbe da attribuire alla fuoriuscita di materiale ad uso militare arricchito all’uranio da uno stoccaggio di scorie interrate nella zona dal 1964 al 1996. Pare che una fabbrica per la produzione di armi atomiche abbia seppellito le scorie di lavorazione senza troppe precauzioni e l’acqua piovana avrebbe trasportato il tutto nelle falde sotterranee. Ditemi voi se è il caso d’importare questa vera follia in Italia.

Disastro francese

La fuoriuscita si è verificata lunedì e le autorità hanno chiesto agli abitanti della regione di non bere acqua e di non mangiare pesce, vietando anche di bagnarsi nelle acque contaminate. Un’ispezione al sito condotta giovedì dall’Autorità per la sicurezza nucleare non ha dato i risultati sperati: “La messa in sicurezza destinata ad impedire ogni ulteriore inquinamento non è completamente soddisfacente” fa sapere l’Autorità secondo quanto riferisce Le Figaro – tratto da Repubblica.it

Questo sta accadendo nella vicinissima, Francia… Questa è una delle centrali tanto sicure, belle e buone, posta in un Paese civile e democraticissimo. Adesso per quanto gli abitanti della zona tremeranno all’idea di quanto è stato disperso nell’ambiente? Per quanto tempo i prodotti dei fiumi e della terra non potranno essere commercializzati? Sarà fatta una seria indagine epidemiologica sulla popolazione nei dintorni? E anche in Svezia sta accadendo qualcosa di simile con addirittura un incendio… Mi sto informando, a presto notizie!

Ultimora: la censura in questo benedetto Paese colpisce ancora: i telegiornali di Rai2-Rai1 e Rai 3 – ore 13-13,30 e 14 di oggi, 12 luglio 2008, non hanno menzionato minimamente nè l’argomento nè i fatti. Vergogna per questi pseudo professionisti dell’informazione, lautamente retribuiti anche con denaro pubblico. Secondo voi meritano ancora il versamento del canone? Secondo me, no. Meritano solo la massima esecrazione e vergogna per aver taciuto una notizia di tale portata! Vorrà dire che Internet continuerà ad esercitare il vero e indispensabile ruolo di informazione libera e senza condizionamenti, alla faccia di quanti si vendono a questo o quell’editore, schiavi di un partito o l’altro, servi delle veline distribuite dal potentato di turno!

Stati Uniti d’America: pericolo mortale nel 1979

Inizio ad elencare i disastri accaduti o anche solo sfiorati nella storia del nucleare nel mondo cosiddetto libero e civilizzato. Quindi non troverete Chernobyl e simili per evitare il solito commento dei benpensanti: “Eh, ma quella era tecnologia obsoleta!”.

Quindi tratterò solo quei casi esplosi dove la libertà e la scienza regnavano sovrane… proprio come l’incoscienza di chi approvò e costruì i mostri chiamati centrali nucleari!

Alle 4 di un radioso mattino del 28 marzo 1979, fu segnalato un incidente al reattore TMI 1 della centrale di Three Mile Island 2, di tipo PWR , con potenza nominale di 906 mw elettrici.

Il luogo: isola di Three Mile Island 2, Pennsylvania. La città di Harrysburg è a circa 12 km.

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Secondo le Notes d’Information du CEA n° 9 del settembre 1979, si trattò di un “normale” incidente di manutenzione. dopo alcune avarie su un circuito secondario dovute ad ostruzioni procurate dalla fuoriuscita di acqua dal condensatore. Mentre i tecnici cercavano di rimediare, altra acqua arrivò improvvisamente nel recipiente d’aria compressa utilizzato. Alcune valvole saltarono e ciò provocò il blocco di due pompe di alimentazione che assicuravano il flusso idrico ai generatori di vapore. L’assurdo è che tale blocco contemporaneo era preventivamente stabilito da un circuito automatico di controllo che doveva fermare la turbina ed avviare le pompe d’emergenza che avrebbero assicurato comunque una certa produzione di energia per evitare anti-economici fermi del ciclo produttivo.

Ma il blocco dell’ acqua fredda dal circuito secondario del vapore provocò un subitaneo aumento di pressione e temperatura nel circuito primario; la procedura automatica d’emergenza riuscì a scaricare la pressione eccessiva e ridurre la potenza del reattore. Fin qui, tutto sotto controllo, dunque. Ma una valvola di scarico non si chiuse perfettamente e il circuito primario continuò a perdere 60 tonnellate d’acqua l’ora, provocando una diminuzione della pressione e una reazione del sistema di iniezione d’emergenza per l’entrata di altra acqua fredda nel sistema. Nel contempo i tecnici non notarono il malfunzionamento della valvola difettosa e la strumentazione non li aiutò affatto. A quanto pare, una certa difettosità dei materiali del circuito secondario provocava nel frattempo il blocco delle valvole che dovrebbero assicurare il raffreddamento nel caso di un problema nel circuito primario. Quando il nocciolo inziò a subire i primi danni dovuti al calore eccessivo dell’acqua in ebollizione che comunque diminuì fino a scoprirlo del tutto. La temperatura aumentò ulteriormente a causa delle reazioni chimiche conseguenti alla produzione di ossido di zirconio e idrogeno fino a fondere le guaine del nocciolo. Solo dopo un paio d’ore un operatore riuscì a ristabilire l’immissione di acqua fredda e ormai i tecnici si resero conto che i danni alle guaine erano talmente consistenti che prodotti di fissione gassosi confluivano nel fluido del circuito primario e quindi stavano contaminando l’esterno principalmente con xenon 133, kripton, iodio 131 e cesio. Scattarono gli allarmi ma ormai la radioattività negli ambienti esterni era tale da provocare la procedura di emergenza nell’intera centrale.

Nel frattempo, l’immissione continua di acqua fredda direttamente sul nocciolo per tenere sotto controllo la temperatura continuava a veicolare perdite di radioattività sia con liquidi che gas volatili. Alla fine delle procedure d’emergenza, una dichiarazione ufficiale dello Stato di Pennsylvania spiegò chiaramente che le perdite radioattive si erano disperse nelle acque del fiume  Susquehanna River. Non meravigliatevi. Ancora oggi le centrali americane utilizano acque ordinarie. Furono evacuate 140.000 persone anche se le autorità assicurarono la mancanza di conseguenze pratiche. Comunque l’azienda che deteneva la proprietà della centrale, la Metropolitan Edison, fallì per l’enorme costo delle manovre di decontaminazione ambientali senza poter risarcire i danni vivi provocati dall’incidente. L’inchiesta ufficiale che seguì parlava di un incidente di fusione parziale del nocciolo che fece raggungere al reattore una temperatura di oltre 2650 gradi, pericolosamente vicina alla temperatura di fusione del nucleo di uranio che avrebbe sancito un disastro immane. Negli anni successivi furono registrati incrementi di morti dovute a cancro nelle zone intorno la centrale ma stabilire relazioni precise non è a tuttoggi possibile dato che all’epoca non furono fatte indagini epidemiologiche. Per quanto riguarda i lavoratori della centrale, i proprietari si rifiutarono di tenere un registro sulle loro condizioni. Pare incredibile ma è così.  Fu calcolato che prima della riduzione in fase fredda, furono rilasciati complessivamente nell’atmosfera gas radioattivi pari a 15mila terabequerel (TBq).

Nel 1980 questo incidente venne addirittura anticipato dal profetico film Sindrome cinese (uscito nelle sale USA il 16 marzo 1979) diretto da James Bridges, con Jane Fonda, Michael Douglas e Jack Lemmon. La popolarità del film fu assicurata dal successivo disastro della centrale di Three Mile Island, gli incubi degli Statunitensi pure.

 

Ringrazio il sito www.fisicamente.net e in particolare un articolo di Roberto Renzetti per la documentazione scientifica.

La follia del nucleare spaventa anche i Francesi

Parigi, 11 lug. – (Adnkronos) – L’Autorità per la sicurezza nucleare francese (Asn) ha ingiunto alla ‘Socrati’ di chiudere parte della sua unità per il trattamento delle scorie nucleari a Triscastin, nel dipartimento di Vaucluse, nel sud della Francia in seguito alla fuoriuscita nei fiumi circostanti di liquido contenente uranio, avvenuta quattro giorni fa.

Questa notizia, l’ennesima riguardo gli incidenti che hanno recentemente contraddistinto in tutto il mondo e persino qui nella nostra Europa, dove si dice esserci la miglior tecnologia possibile in grande sicurezza… scuote nuovamente le coscienze degli alfieri del nucleare. Dopo la Germania, anche in Francia l’allarme è grande. La realtà è che il tempo, l’usura, possibili incidenti minano qualunque standard di sicurezza, passata, presente e futura. Le parole di Berlusconi dell’altro ieri in Giappone, “progetti per mille centrali nucleari nel mondo” potrebbero tranquillamente essere scambiate per i vaneggiamenti di un folle. Informatevi come e dove volete, ripercorrete la storia degli incidenti nel mondo, calcolate l’impossibilità di smaltire le scorie senza probabili disastri, e soprattutto pensate alla minima quantità di energia che produrrebbero le nostre centrali, il costo economico che comporterebbero e soprattutto che sarebbero già obsolete dopo i cinque anni necessari alla costruzione. Se arrivate alla conclusione che nucleare significa follia pura, preparatevi ad occupare il territorio che sarà oggetto dei progetti necessari. Dobbiamo proteggere il nostro futuro e la sicurezza pubblica da qualunque insensato che pensi di lucrare su questa pericolosissima forma di produzione energetica. Siamo il Paese del sole e del mare. Sole e idrogeno da ricavare ovunque: questi sono gli investimenti giusti da fare. Fermiamo questi pazzi se oseranno mettere in pratica i loro progetti criminali. Perché è di crimine contro l’Umanità e il nostro pianeta che dobbiamo iniziare a parlare quando sentiamo sproloquiare gli alfieri del nucleare, di Destra o di Sinistra che siano. Non abbassiamo la guardia mai e per nessun motivo! 

Ricordo del Prof. Luigi di Bella

Il primo luglio 2003 si spegneva, a Modena, il Prof. Luigi di Bella, medico, fisiologo, scienziato, noto soprattutto per aver ideato la Multiterapia Di Bella, un sistema di cura delle neoplasie.

Io, come sapete, non sono un medico e neanche un esperto in questioni riguardanti la ricerca o l’approccio terapeutico in Medicina. Tuttavia, come ogni scrittore ho il compito di interpretare e descrivere gli avvenimenti del mio tempo. E i tempi che vivo sono caratterizzati dal dominio delle multinazionali in ogni campo e settore della vita comune. Quanti detengono il monopolio della produzione e della distribuzione dei farmaci non vedevano di buon occhio l’attività del Prof. Di Bella e soprattutto il seguito che riscontrò il suo sistema di cura. Ricordo manifestazioni popolari (circa 100.000 persone sfilarono a Roma per il diritto alla libertà di cura) e grande interesse anche a livello di parlamento europeo per la MDB senza che le istituzioni, qui in Italia, si smuovessero un granchè. Anzi, i tecnocrati interni ostacolarono in ogni modo questo grande per quanto umile scienziato. Forse il grande difetto della MDB risultò nella sua composizione: farmaci e sostanze già note e quindi non brevettabili o commerciabili come accade per i medicinali di nuova creazione. Ma molti malati ebbero grandi benefici da queste applicazioni e alcuni magistrati cominciarono a sentenziare quanto meno il diritto di chi, in scienza e coscienza, prescriveva o utilizzava la MDB, di ricevere il rimborso dei costi sostenuti proprio ispirandosi al diritto costituzionale della libertà di cura.

Purtroppo, una volta scomparso Di Bella, il dibattito su questo diritto e soprattutto sulle difficoltà che assillano i malati e le loro famiglie, si è spento. Le torri d’avorio dei grandi soloni continuano ad annunciare che il cancro verrà sconfitto e intanto chiedono sovvenzioni e vendono arance.  La gente continua a morire di cancro e l’informazione sui diversi sistemi di cura langue drammaticamente. Noi tutti, quando ci ammaliamo, abbiamo il diritto, consultati i medici nei quali riponiamo la nostra fiducia, di scegliere come essere curati. Ma per far questo, dovremmo avere tutte le informazioni del caso. Chi di voi conosce la Multiterapia Di Bella?

Il problema è proprio questo. Per scegliere, dobbiamo conoscere le varie alternative possibili. In attesa che i nostri diritti costituzionali siano ristabiliti, non vi resta che informarvi, magari su Internet. Io, se permettete, continuerò a ricordare qualunque grande ricercatore o scienziato cerchi di portare un aiuto concreto alla lotta contro il cancro e quindi anche celebrare la memoria di Luigi di Bella, grande uomo di scienza e di ricerca.