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ISTERIE e IPOCRISIE DEL MINISTRO BRUNETTA

Sono anni che l’agitatissimo, ora Ministro per la Funzione Pubblica, Renato Brunetta (lo spacciano per economista, chissà perché) tuona contro i lauti stipendi degli addetti alla P.A., gli sprechi eccetera. Da lui e dai suoi alleati di governo, con buone sponde anche dall’altra parte della (finta) barricata, di scempiaggini sul servizio pubblico ne abbiamo sentite e ne sentiremo. Parlano, tutti assieme, di giorni di assenza e di stipendi altissimi dei dipendenti pubblici. O non sanno di cosa parlano o sono in palese malafede, accompagnati dai guaiti di consenso dei loro servetti simil-giornalisti tanto di carta stampata che di televisione sempre pronti a tuonare contro i lavoratori di turno, salvo piangere lacrime di coccodrillo quando qualcuno di questi muore sul posto di lavoro. Eh, sì, perché nel gruppone dei dipendenti pubblici figurano, oltre a impiegati, operai, facchini, autisti, insegnanti, infermieri e medici anche pompieri e poliziotti. Tutti, invariabilmente, afflitti da retribuzioni ridicole e simili al settore privato. Infatti, mediamente, si informi l’isterico mini-ministro, al quinto-sesto livello della P.A., corrisponde la retribuzione di un operaio del settore privato, la mirabolante somma di 1100 euro netti mensili. Entrambi, con il sistema contributivo, prenderanno una pensione di massimo 600 euro mensili quando, dopo i fatidici 40 anni di servizio (se sopravvivono), impareranno la vera indigenza. Questi sono i grandi livelli retributivi di cui straparla Brunetta, e la verità è, insomma, che se vuoi vivere degnamente devi raggiungere almeno la dirigenza.

Ma, dice Brunetta, questi lavoratori si assentano troppo. Ora, a parte che la sua maggioranza ha dimostrato un clamoroso assenteismo proprio l’altro ieri, mentre si votava l’ennesimo favore al “suo” capo e amico Berlusconi (la questione Rete 4), i famosi 30 gg di assenza annui, senza considerare le ferie, sono la più grossa e dimostrabile balla che ci stanno raccontando. Basterebbe informarsi sulle leggi, ripeto. Se Brunetta vuole, posso fargli da consulente in modo da evitargli queste figure da incompetente nato. Ad esempio, ai lavoratori, pubblici e privati, che siano in possesso dei requisiti previsti, spettano gg 36 annui di permesso retribuito per la legge 104/92; spettano anche le assenze retribuite in caso di maternità/paternità; oltre a tre gg di permesso per cause gravi o i 4 gg per l’assistenza ai familiari malati che la legge Turco concede in aggiunta… E allora? Sono o non sono diritti stabiliti da leggi e contratti, caro Brunetta? Di quale assenteismo parli? I privati si assentano meno? Ti viene in mente che, grazie alle leggi degli ultimi anni, che hanno eletto il precariato come regola, molti dipendenti privati sono meno garantiti e quindi più ricattabili? Come, del resto, la quota di precari della P.A. che lavorano come i colleghi più fortunati ma guadagnano la metà e hanno meno diritti.

L’unico effetto, e ciò è veramente scandaloso, che ha sortito la ridicola crociata lanciata dall’ineffabile ministro è stato attirare l’attenzione sul falso problema dei pubblici (che, lo ricordo ancora al Ministro, è dal 1957 che se non lavorano è possibilissimo licenziare) e far scomparire d’incanto dalle pagine dei giornali il dramma delle morti sul lavoro dei privati. Invece di estendere i diritti a questi ultimi ed evitare la strage quotidiana che si compie ai loro danni, è meglio tuonare contro i più tutelati addetti alla P.A., costa meno, e comunque è una carta da far valere sul tavolo del rinnovo contrattuale, in ritardo di due anni. La politica italiana è questa, e, per quanto mi riguarda, penso che la stessa crociata avrebbe lanciato il campione dell’altro schieramento, il professor Ichino, se a vincere fosse stato il PD.

Che i veri mali della P.A. siano una dirigenza generalmente di provenienza politica o sindacale, le dispendiosissime consulenze esterne, il groviglio delle leggi votate da Brunetta e colleghi politici, e soprattutto la mancanza di investimenti nella cosa pubblica, i continui tagli a Sanità, Ricerca, e ministeri vari, nessuno ne parla, tantomeno i sindacati. I quali, ennesimo male aggiunto, da quando hanno ricevuto il regalone dell’assistenza fiscale, considerano forse la tutela dei lavoratori come l’ultimo dei loro compiti. State bene così e buon lavoro.