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Povera Patria

Mi viene in mente una nota, e tristissima, canzone dell’ottimo Battiato… Ma possibile che in questo benedetto Paese si debba scendere sempre più giù?

Mentre su Marte la sonda Spirit conferma definitivamente l’esistenza di una preesistente civiltà extraterrestre inviandoci l’immagine di una statua  visibilissima sullo sfondo della sabbia rossastra, qui sulla Terra la scienza che confina con la fantascienza non basta a lenire i nostri affanni.

In Italia, poi, siamo specialisti nel rovinarci la vita. Lo spettacolo quotidiano che offriamo al mondo intero è davvero paragonabile alle tonnellate di spazzatura (italianissima, non solo partenopea, badate bene) che non trovano soluzione e stanno soffocando soprattutto la vita dei bravi campani che lavorano, pagano le tasse e vanno persino a votare. C’è tanta di quella maleodorante confusione che qui, il primo che si alza la mattina e parla, fa legge, specie se parla dal palco della Confindustria. Gente che, per definizione, pensa al proprio profitto, pretende di insegnare a noi come si vive. Peccato che la nostra vita quotidiana sia leggermente diversa dalla loro, come dimostra il tristissimo record di incidenti sul lavoro avvenuti non solo nelle fabbriche di proprietà straniera ma anche e soprattutto nei cantieri, laboratori, officine e industrie dei nostri cari imprenditori.

Sì, la politica mi fa ribrezzo, ma c’è chi riesce ad ispirarmi sentimenti peggiori. Signori confindustriali, imparate ad applicare le leggi a tutela di chi lavora prima di insegnarci a vivere. E prima di voi, dovrebbero rispettare le leggi di questo Paese gli istituti bancari che una ne pensano e centomila ne fanno. Ormai appare normale che costoro vengano citati a giudizio sia da singoli cittadini che dalle associazioni dei consumatori con tristissima regolarità, oltre ai reati penali che alcune grandi banche hanno visto contestati ai loro danni per vicende che hanno gettato sul lastrico migliaia di onesti risparmiatori.

Vorrei sapere, soprattutto, che diavolo fa l’ente statale deputato al controllo di lor signori: la Banca D’Italia. Il cui presidente è un altro che spesso si incarica di diffondere le sue personalissime ricette per risolvere i mali di questo Paese,dimenticando che se la prima banca del Paese funzionasse a dovere, molti di questi mali non esisterebbero nemmeno. Caro dottor Draghi, in attesa di vederla presidente del Consiglio per l’ennesimo governicchio tecnico, vuole cortesemente far funzionare gli uffici della Banca d’Italia deputati al controllo, alla verifica e magari alla reprimenda delle banche italiane? E’ a conoscenza che, per esempio, il cosiddetto decreto Bersani resta sostanzialmente inapplicato in molti casi costringendo la cittadinanza ad ingolfare ulteriormente i tribunali con vertenze che puntano a far rispettare la legge alle banche e alla corporazione dei notai? Alcuni suoi provvedimenti, dottor Draghi, oltre a far risultare in sovrannumero il personale di Bankitalia, hanno “reintegrato” l’Ufficio Italiano dei Cambi all’interno della generale organizzazione dell’istituto, decretando la fine di quella autonomia gestionale ed esecutiva che lo faceva funzionare tanto bene. Vedremo i risultati di tale operazione nel futuro: per ora, le buone funzionalità del sito dell’UIC, ad esempio l’ottimo convertitore di valute in tempo reale, non mi risultano più sufficientemente attive. E’ abbastanza per capire cosa ci aspetta, vero dottor Draghi? 

Anche la Banca d’Italia è autonoma per definizione costituzionale. In Italia, ultimamente, la Costituzione viene presa a pretesto quando conviene ai potenti e molto meno considerata quando si tratta di difendere i diritti costtuzionali appunto dei cittadini. A proposito, da quanto la magistratura assiste inerte ai proclami di rivolta di alcuni leader leghisti senza muovere paglia? Quando a scuola si insegnava educazione civica, mi ricordo che ci spiegavano il senso della nostra amata Carta costituzionale. Mi pare di ricordare che incitare alla ribellione, sputare sul Tricolore, organizzare o minacciare di farlo, polizie e armate locali lamentandosi nel contempo per la scarsità di armi disponibili, non sia propriamente compatibile con i doveri di qualunque italiano. Mi pare anche di ricordare quel che neanche stampa e politica ricordano spesso e cioè che la Padania è pura fantasia, non esiste nè come localizzazione geografica né come definizione politico-territoriale. Chiedere l’autonomia e minaccare persino la rivolta nel caso non sia concessa, di una qualunque porzione di questo Paese, immaginaria quanto si vuole, è comunque incitare alla ribellione contro la Costituzione, secondo me. Sempre che nel frattempo la nostra Costituzione conti ancora qualcosa, beninteso.

In questo bailamme, mentre la pubblica opinione è chiamata a scegliere se scandalizzarsi o meno che il Papa non sia molto gradito da parte degli univesitari romani (non mi pare, onestamente, il primo dei problemi che abbiamo)  l’attuale governo in carica è in bilico a causa delle leggi elettorali fatte dal governo precedente (da alcuni esponenti di quel governo definite “una porcata”).  Prodi è un equilibrista straordinario, peccato che nel momento in cui dovesse cadere, la rete siamo noi Italiani. Ed è una rete estremamente fragile.

Qui non si tratta di opinioni politiche, che nel mio caso non sussistono neanche. Da anni, giudico i pubblici amministratori per quel che rendono e non per quel che pensano. E’ evidente che il governo in carica ha raggiunto qualche importante risultato dal punto di vista economico e tutti gli indicatori internazionali lo confermano. Nel contempo, la gente è insoddisfatta per la sofferenza cronica che ogni mese deve sopportare a causa dell’inflazione interna e a livello europeo (dato non trascurabile dato che la nostra moneta è l’Euro) e la crescita dei prezzi soprattutto per quanto attiene alle merci di prima necessità. Pensioni e stipendi sono sempre meno adeguati a raggiungere la fatidica “quarta settimana”: questo è evidente quanto i buoni risultati citati prima.  Insomma abbiamo l’evidenza più chiara che i parametri della buona economia capitalista poco hanno a che vedere con le necessità di lavoratori, studenti e pensionati. Rimettere a posto i bilanci, far pagare le tasse, riassestare i conti pubblici non basta ancora ad assicurare benessere diffuso e risollevare la situazione dei ceti perennemente sotto la soglia della povertà che, anzi, stanno sempre peggio nonostante le briciole falsamente misericordiose dispensate dai governi degli ultimi vent’anni….

La soluzione non può essere far cadere questo governo anche perché chi lo sostituirebbe non è certo un nuovo soggetto politico ma solo quelli che hanno perso le precedenti elezioni. Da noi non c’è ricambio politico, chi viene trombato oggi, ce lo ritroviamo baldo e impavido nelle prossime elezioni, voglioso di sostituire chi verrà trombato domani. E’ democrazia, questa? Perchè tra le tante modifiche alle leggi elettorali che i signori politici propongono non c’è mai l’ineleggibilità, oltre che per i delinquenti, anche per i trombati?

E invece no. Cade Prodi e ci ritroveremo a scegliere tra Prodi e Berlusconi, come prima, più di prima. Il nuovo che avanza, insomma. Comunque la pensiate, qualunque voto daremo, uno dei due ci tocca. Sicuri che questa sia la democrazia che vogliamo? Perché oltre a sollevare questo dubbio io che non conto un accidente su questo piccolissimo blog, non ne parlano i potenti e ricchissimi giornali nazionali? Forse un giorno, a forza di stilare queste piccole note, se mi seguite e magari commentate, una idea migliore di democrazia la troviamo insieme, che ne dite?