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Cosa festeggiamo a Natale?

Tra le polemiche relative ai nuovi divieti o comunque limitazioni in vigore nelle prossime festività, viene comunque spontaneo chiedersi cosa o chi festeggeremo di nuovo a Natale.

Il venticinque dicembre di ogni anno, la ricorrenza cristiana ci ricorda della nascita di colui che viene considerato Il Salvatore. Ma è andata veramente così, oltre duemila anni or sono?

Per quanto ne so io, non esiste nessuna prova definitiva e certa che allora sia nato veramente il profeta presente nei Vangeli cristiani, ufficiali e apocrifi: quel Gesù di Nazareth, che la Chiesa definisce l’Agnello di Dio.

Innanzitutto, comunque, spero vivamente che non si verifichi il solito massacro di veri agnelli sacrificali innocenti, che i cristiani di ogni dove usano uccidere e mangiare in questo giorno. Essi, innanzitutto divorano sangue e sofferenza reale e inevitabilissima. La pietà, la considerazione della sofferenza e la giustizia che il Cristianesimo dice di voler elevare a regola morale, dovrebbero comprendere l’amore e la tenerezza verso ogni creatura, agnelli compresi.

Tra l’altro, non esiste nemmeno la presunta necessità di dover mangiare carne animale, dato che i vegetariani di ogni angolo della Terra dimostrano che si può vivere benissimo senza dover ingurgitare proteine e grassi animali.

Sono arrivato a 58 anni, da compiere nel 2021, senza mangiare carne, operazione che ormai mi provoca disgusto. Sono, invero, un mangiatore di carne pentito che si astiene dal mangiare carne dall’età di 46 anni.

Allora, constatai definitivamente che non è assolutamente necessario, per vivere, divorare cadaveri animali. Senza entrare nelle diete che dovremmo seguire tutti per vivere meglio, mi limito a definire la mia, personale, esperienza.

Vivo, cercando di apportare il minimo danno possibile all’ambiente che mi circonda e alle altre creature che incrocio sulla mia strada. Modus vivendi che mi sentirei di consigliare a chiunque. Quindi, innazitutto, non spargere sangue di altre creature, con il maggior rispetto possibile anche delle creature vegetali, ovviamente.

A questo punto, c’è da fare una considerazione importante. A mio avviso, il veganesimo, ovvero rinunciare del tutto a inserire nella dieta prodotti di origine animale, comporta dei rischi soprattutto se praticato da persone viventi negli ambienti cittadini che ormai conoscono la maggior parte degli abitanti attuali.

L’agricoltura moderna è diventata una pratica prettamente industriale e questo vuol dir che gli esseri vegetali che si coltivano non riescono a compeire per intero il proprio progresso vitale. La frutta, per esempio, viene inevitabilmente colta senza poter compiere la maturazione che la sua crescita normale prevederebbe.  Stessa cosa avviene per gli ortaggi e la maggior parte di verdure e legumi. Inoltre, durante la coltivazione a scopo commerciale, spesso vengono forniti concimi e disinfettanti del tutto chimici.

Frutta e ortaggi, verdure e legumi che possiamo comunemente acquistare nei supermercati non hanno potuto usufruire di una crescita armoniosa e rispettosa delle loro tradizioni genetiche. Da ciò deriva un prodotto offerto al consumo dell’animale umano privo delle naturali caratteristiche nutritive sufficienti, a mio avviso.

Nella comune condizione che si offre agli abitanti delle città moderne, io credo che una comune alimentazione di tipo vegetariano (quindi: frutta, ortaggi e legumi con cereali accompagnati da latticini e uova) possa coprire il fabbisogno alimentare umano abbastanza bene e senza la necessità di includere il consumo di carne.

Personalmente, ritengo che innalzare il pensiero ai migliori valori cristiani debba necessariamente comprendere la pietà e la compassione verso ogni essere vivente soprattutto il giorno di Natale quando ricorre quel che i Cristiani immaginano sia accaduto: la nascita di chi era stato inviato sulla Terra per vincere il Peccato Originale e che viene definito l’Agnello di Dio.

Divorare sangue e sofferenza va nel sefgno opposto: la distruzioen di milioni di vite non può festeggiare la ricorrenza di questa nasciata come di altre nascite che dovrebbero essere incluse in un tripudio di valori positivi.

Rinnego fortemente e definitivamente qualsiasi culto o religione che preveda il massacro di esseri innocenti anche con la scusa di nutrirsi. Nutrirsi di cadaveri, poi, è pratica che lascio volentieri a iene, avvoltoi e insetti della fauna cadaverica.

Non avete mai visto quali siano i migliori divoratori di un cadavere? Si dice che ne mangia più una mosca che un leone, ed è vero.

Inizia a deporre le sue uova la nota e temuta calliphora erytrocephala, la mosca blu, oltre alla calliphora vomitoria. Le larve si formano nei cadaveri dopo dieci ore; seguono le pupe dopo dieci giorni. Poi arriva la mosca domestica a deporre le sue uova. anche le sue larve comapiono dopo dieci ore, ma le pupe dopo soli otto giorni. In seguito arrivano le mosche sarcofaga, lucilia e cynomya. Quindici giorni dopo la morte dell’animale, arrivano coleotteri e lepidotteri per partecipare al pasto che la natura associa alla decomposizione.  Poi arriva la cosiddetta mosca del formaggio e altri piccoli coleotteri. Ancora in seguito, pervengono comuni acaridi. Poco dopo i coleotteri che portano alla scheletrizzazione.  Anche le muffe giocano un ruolo nella decomposizione naturale dei cadaveri rimasti nelle zone umide.

L’abitudine di mangiare carne, fu insegnata agli Adam che sostituirono i Neanderthal e  agli ominidi, proprio dai Rettiliani.

Questi predatori non rinuncerebbero ai loro fetidi pasti a base di sangue per nessun motivo. Anche gli Anunnaki, o Nephilim, insegnarono a cibarsi di carne agli umani e ricordiamo che sono stati loro gli ibridatori definitivi a favore del prototipo Adam, quindi umano.

Tuttavia la fisiologia di un essere umano non ha nulla a che fare con la predazione naturale e tantomeno con il consumo a fini alimentari di carne e sangue.

Questa è la mia opinione, ovviamente, e non so quanto servirà nei confronti di poveri schiavi addestrati tanto alle catene di una vita ridicola quanto al consumo di porcheria animale in decomposizione.

agnello sacrificale