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A cosa serve uno scrittore

La puntata odierna di Annozero si segnala per la consueta schiettezza ed il coraggio di cercare la verità ad ogni costo ed inoltre ci fa capire a cosa serve uno scrittore oggi…

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Senza entrare nel tema della trasmissione (mi limito a fare un sincero augurio di ogni bene alla Dottoressa Forleo, donna coraggiosa e giudice integerrimo) dato che questo è un blog letterario, voglio però parlare della presenza in studio di uno straordinario scrittore, Antonio Tabucchi, che solo minimamente sollecitato dalla domanda di Michele Santoro ha parlato per cinque minuti dimostrando tutta l’indignazione di un uomo di cultura come lui per la situazione italiana e i mali della nostra politica… Tabucchi è un ottimo scrittore e non ha certo bisogno del mio personale riconoscimento, tuttavia mi preme segnalarvi che la sua presenza ad Annozero, in collegamento dalla Francia, non deve meravigliare. Come sostengo in altro post, uno scrittore non deve solo scrivere e descrivere ma anche e soprattutto saper essere preciso e disinteressato testimone del suo tempo,  della realtà oggettiva anche colorata dalla propria fantasia ,  dunque narratore impeccabile e sincero di ciò che dichiara di voler proporre….

E’ questa la vera, insostituibile, funzione dello scrittore: che si occupi di saggistica o narrativa non conta; conta invece l’assoluta limpidezza del suo parlare, la cristallina purezza delle parole da lui scritte, la capacità di farsi comprendere dalla maggior parte di quanti hanno la ventura di conoscerlo.

L’autore che non comprende che è questa la missione di chi scrive, è solo un modesto costruttore di storie e non uno scrittore. Stasera Tabucchi non ha espresso la sua opinione, ha ilustrato in pieno la reale situazione del nostro Paese in relazione ai guasti della Politica e soprattutto dei politici. Ha detto quel che ha visto, ha testimoniato la verità. Si è dimostrato, ancora una volta, un vero scrittore. E noi abbiamo la facoltà di credergli, o almeno di ringraziarlo.

Qualcuno dirà che queste sono le prerogative del giornalista. Niente di più errato. Il giornalista, o meglio il cronista, fa un resoconto degli avvenimenti.  Uno scrittore li racconta, li fa vivere davanti ai nostri occhi, e li spiega alla luce di una cultura superiore alla media o almeno grazie a una sensibilità del tutto particolare. Oppure si inventa una realtà fantastica, che chiama romanzo o racconto, che assume i connotati di una rivelazione. Certe opere sembrano contenere un’intera cosmogonia al loro interno anche se sono create con l’intento di divertire o intrattenere. Se pensate che le mie siano esagerazioni, ogni volta che prendete in mano un libro provate a chiedervi cosa vi farà capire se l’autore possa definirsi uno scrittore o no. E magari venite a inserire il vostro commento a questo post. Anche un atto oggi così comune di questi tempi, a ben pensare, è letteratura. O no?