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Ancora fughe radioattive a Tricastin!

Una nuova fuga radiottiva di cobalto, proveniente da un reattore in manutenzione, ha investito un centinaio di operai al lavoro nella già tristemente famosa centrale francese. Da notare che anche a Roman sur Isere, nei giorni scorsi, un altro incidente, pare senza impatto ambientale, si è verificato con motivazioni analoghe. Il Codacons (e non solo) chiede indagini sulla radioattività nel nostro territorio data la vicinanza di Tricastin al confine. Io mi chiedo chi vigilerà su quanto sta avvenendo in mare e sui prodotti della pesca dato che il fiume che raffreddava il reattore francese è lì che ha riversato quanto fuoriuscito dalla sicurissima centrale atomica! Siamo in piena emergenza ambientale, altroché! Nel frattempo, ho pensato di fare qualche domanda al Dottor Antonio Menghini, un  esperto in geologia, che come noterete dalle sue risposte non è precisamente del mio stesso parere sul nucleare civile ma pone semplicemente questioni di compatibilità ambientale e tecnico-realizzative, la vera ragione che mi ha spinto a chiedere la sua gentilissima disponibilità a questa intervista. In fondo alla quale ho accluso alcune note biografiche in quanto mi sembrava importante sottolineare la professionalità e la preparazione di questo importante studioso e ricercatore che ancora ringrazio per la cortesia.

L’Italia come può essere classificata dal punto di vista della stabilità idro-geologica? Vi sono differenze significatve da zona a zona?  

Purtroppo l’Italia è una delle nazioni europee con il più alto rischio idrogeologico. Esistono fattori naturali intrinsechi, legati all’età giovane, dal punto di vista geologico, del territorio, per cui ampie zone d’Italia sono soggette a frane, inondazioni, cedimenti, etc. Poi ci mettiamo del nostro a peggiorare la situazione: c’è ancora una scarsa attenzione nel verificare la fattibilità degli interventi edilizi, troppo spesso non corredati da adeguate indagini geologiche. Se per ogni intervento importante fossero effettivamente realizzati gli studi geologici (previsti per altro dalla Legge ma che troppo spesso non vengono eseguiti o, peggio ancora, vengono realizzati da figure professionali non idonee, gli Ingegneri in primis [un esempio di questi giorni: due discariche Campane individuate dal Decreto sui Rifiuti, Sant’Angelo dei Lombardi e Savignano Irpino, hanno a corredo relazioni geologiche firmate da Ingegneri !], la sitauzione sarebbe decisamente migliore. 
 
– In quali zone del nostro Paese si riscontra il maggior rischio sismico?

Può trovare riferimenti dettagliati su uno dei primi interventi sul sito Canino info, dove parlavo della nuova classificazione sismica. Sintetizzando il rischio maggiore lo si ha lungo tutta la dorsale Appenninica, sul Friuli orientale e sulla Sicilia orientale (praticamente dove verrà realizzato il Ponte sullo Stretto)
 
– Vi sono località assolutamente al riparo da rischi di terremoti e inondazioni?

In termini di probabilità sì, nel senso che esistono zone dove il rischio sismico e quello alluvionale è decisamente trascurabile. Le condizioni geologiche per realizzare un impianto nucleare ci sarebbero quindi ed il sito di Montalto di Castro fu selezionato proprio perché si tratta della zona a minor sismicità del Lazio (e anche di tutta Italia)
 
– Secondo la Sua esperienza, il territorio italiano presenta particolari problemi di sicurezza riguardo l’eventuale presenza di centrali termo-nucleari?

Non sono un esperto in materia. Limitandomi all’aspetto geologico vale la risposta precedente
 
– Come giudica l’idea di tornare al nucleare civile?

Come geologo non possiedo i mezzi per esprimere un parere tecnico. Come cittadino ritengo che esistano valide alternative che possono avere anche ripercussioni più immediate sulla bolletta energetica: mi riferisco alle energie rinnovabili, purtroppo ancora trascurate dai nostri governanti
 
– Sinceramente, conoscendo la realtà geologica dell’Italia, vivrebbe ad un mezzo chilometro di di distanza da una centrale termo-nucleare raffreddata con acqua libera?
 

Più che la realtà geologica, mi preoccupa la realtà “tecnica” degli Italiani: se si fanno discariche di rifiuti in barba ad elementari principi geologici, senza che ci sia stato il minimo controllo da parte degli enti preposti a vigilare, temo che il sito che dovrà accogliere le scorie nucleari (un problema che non va assolutamente trascurato) verrà prescelto in base a considerazioni del tutto estranee alla scienza. 

Provocatoriamente direi che sarei pure favorevole al nucleare, a patto però che venga realizzato e gestito da stranieri: noi Italiani siamo poco affidabili !

Antonio Menghini, nato a Canino (VT) il 06/07/1965, residente in Viterbo, Strada Roncone 10B. Laureato in Scienze Geologiche, presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, il 19/12/1989 con la votazione di 109/110. Iscritto all’Ordine Regionale dei Geologi del Lazio con il n°710, alla Società Geologia Italiana ed alle seguenti società internazionali di geofisica: European EEGS, EEGS, EAGE, SEG. Opera dal 1990, come libero professionista, nel campo della geologia e della geofisica applicata all’ingegneria, ambiente, idrogeologia, geotermia ed archeologia, adottando metodi elettrici in c.c., elettromagnetici nel dominio del tempo e della frequenza, magnetici e sismici a rifrazione. Nel corso del 2001 è stato coinvolto, come esperto del meodo TDEM, nel progetto Mars-MUSES (insieme all’Agenzia Spaziale Italiana, al C.N.R. ed all’Istiuto di Fisica Interplanetaria), per la messa a punto di un sistema robotizzato per la ricerca di acqua e ghiaccio su Marte. Dal 2006 lavora come consulente geofisico per la compagnia petrolifera norvegese Rocksource (per lo sviluppo di tecniche EM per la ricerca degli idrocarburi) e per la compagnia mineraria norvegese Nordic Minino.

E’ Editore Associato della rivista Journal of Environmental and Engineering Geophysics (organo ufficiale della EEGS), in qualità di esperto nel settore EM ed elettrico.

 

Nei prossimi articoli torneremo sulle questioni ambientali e geologiche italiane, prima di affrontare il problema dei costi e della fattibilità dell’assurda idea di tornare al nucleare civile. Seguite questo blog e ovviamente inviate i vostri commenti! 

Nucleare? Ma siamo impazziti tutti?

Ero ragazzino io e il popolo italiano disse “no” al nucleare con un referendum. Non se ne dovrebbe neanche parlare in un Paese normale e civile e invece qui da noi certi interessi e alcuni personaggi loschi continuano a proporre il ritorno alle centrali nucleari come la panacea per risolvere la crisi energetica in Italia. Insomma invece che puntare su forme di energia rinnovabili e virtualmente infinite come idrogeno e radiazioni solari, dovremmo costruire centrali che, se va bene, pretenderebbero ingenti risorse e sarebbero pronte solo tra cinque anni… per essere già obsolete. In un Paese dove si rifiutano (e giustamente) inceneritori e discariche, vorrei sapere dove diavolo dovremmo piazzarle ‘ste maledette centrali, che sicure o no, se vanno in malora ci regalano un’altra Chernobyl per cosa…? Spiega Jeremy Rifkin, in una intervista a La Repubblica che attualmente impianti del genere coprono, nel mondo, appena il 5% del fabbisogno totale ( altrimenti potremmo davvero usare il petrolio per le bistecche come si favoleggiava qualche anno fa) ma in cambio resta irrisolto il problema delle scorie. Persino negli Stati Uniti, non sono bastati ingenti sovvenzionamenti per studiare il problema del loro smaltimento e stoccaggio: la zona dove sono state seppellite (all’interno delle montagne Yucca) doveva restare sicura per almeno 10.000 anni ed invece risulta già contaminata. O sono incapaci gli scienziati e i tecnici USA o siamo folli noi che speriamo di risolvere il problema della fame di energia ricorrendo ad un rimedio peggiore del male.

Abbiamo già abbastanza problemi in questo Paese, quindi, vi prego di ragionare e respingere le illusioni che da più parti vagheggiano di questa rediviva follia. Dovremmo scendere in piazza, urlare e strepitare per ottenere un vero piano energetico a tutela dell’ambiente e della ragionevolezza: specchi solari per il foto-voltaico su ogni edificio pubblico prima e su ogni abitazione poi; sovvenzioni alla ricerca per i vari usi industriali dell’energia tratta dall’idrogeno; utilizzo dell’eolico specie nelle zone deserte (tipo il Carso) per sostituire gradatamente l’energia elettrica che produciamo mediante il petrolio e soprattutto una ricerca urgente che stabilisca il modo di evitare gli incredibili sprechi che esistono tuttora. Non avete idea di quanta acqua ed energia elettrica male utilizziamo o sprechiamo del tutto. Molto altro si può fare, a detta degli esperti del settori, Rubbia in testa. Ad ogni modo, se siete su questo blog evidentemente date una certa importanza alle idee qui espresse. Ebbene, credetemi, non mi passerebbe neanche lontanamente per la testa di dovermi sedere su una cassa di dinamite al fine di produrre l’energia sufficiente a far funzionare una pila elettrica. E’ questo che ci propongono, in pratica, i sostenitori del nucleare. E voi che rispondete?